“Ogni famiglia, a causa delle confezioni non conformi alla terapia prevista, è costretta a buttare circa 80 euro l’anno, il 19% della spesa complessiva sostenuta per l’acquisto dei medicinali – afferma l’Adoc – Alcuni beccucci dei flaconi e degli spray, difatti, non consentono l’utilizzo di circa il 20% del prodotto, reso praticamente inaccessibile. Discorso simile per i medicinali in gocce, dato che poco meno del 10% rimane nella boccetta, inutilizzabile. Inoltre, la maggioranza dei farmaci confezionati in blister contiene un numero di compresse superiore o inferiore del 30%, in media, rispetto al normale ciclo terapeutico per cui viene impiegato. In tale modo, si costringe il malato ad acquistare una seconda scatola del farmaco o a mantenere in giacenza la confezione, spesso fino alla scadenza del prodotto. Alimentando lo spreco, si causano danni ingenti all’economia familiare e nazionale, per ben 1,5 miliardi di euro”.
Per l’associazione lo spreco è collegato non solo alla “taglia” delle confezioni ma anche alla scadenza. “Il tempo di scadenza dei medicinali si è notevolmente ridotto rispetto ad anni fa – afferma l’Adoc– La scadenza media di un prodotto è passata dai 2 anni ai 6 mesi, o un anno al massimo. Comportando l’acquisto forzato, e inutile, di più confezioni nell’arco di un anno, soprattutto di farmaci destinati alla cura di patologie non croniche”. Lo spreco medio annuale di una famiglia è stimato dall’Adoc in 76 euro (su una spesa media annuale in farmaci calcolata in circa 400 euro) pari a 8 confezioni e mezzo di medicinali acquistati.
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