ANTICHE CONOSCENZE ASTRONOMICHE

Si ritiene improbabile che i Babilonesi si servissero di telescopi moderni, ma senza l'uso di questi non avrebbero potuto vedere, mettere in scritto e tramandare particolari astronomici osservati. Conoscevano tante cose riguardanti pianeti, che tale Rawlinson sospettava l'esistenza di chiare prove secondo le quali, essi, avrebbero osservato i quattro satelliti di Giove, e quelli di Saturno. Ci parlano dei "Corni di Venere", che noi descriviamo come fasi di Venere, non visibili senza telescopio.Sir Walter Raleight, esploratore e scienziato, nel 1616 si chiese come gli antichi sapessero delle fasi.La costellazione dello Scorpione viene così denominata perché osservandola col telescopio si scorge la cometa che ne forma la coda simile a quella di uno scorpione; i Maya, parlando della stessa costellazione, si servivano del termine "scorpione". Avevano un sistema per scorgere la cometa oppure qualcuno lo aveva detto loro?Jonathan Swift, scrivendo i Viaggi di Gulliver, nel 1726, descrisse le stelle o i satelliti di Marte scoperti solo nel 1877. Citiamo: "Taluni astrologi hanno scoperto due stelle minori o satelliti, che ruotano intorno a Marte, il più interno dei quali dista dal centro del pianeta maggiore esattamente come tre dei suoi diametri, e quello più esterno, cinque; il primo compie la sua rotazione nello spazio di dieci ore, l'altro in ventuno ore e mezzo, il che dimostra che essi sono governati dalla stessa legge di gravitazione che influenza gli altri corpi celesti."Omero e Virgilio identificavano il pianeta rosso nel "Dio della Guerra" e specificavano che il suo carro era trainato per i cieli da due destrieri chiamati Phobos (Terrore-Febo) e Deimos (Spavento). Anche Omero parla di due satelliti che accompagnavano Marte e quando Asaph Hall, astronomo, scoprì le lune di Marte diede loro il nome dei cavalli del dio della guerra. Talete di Mileto astronomo greco, conosceva la sfericità della Terra, l'obliquità dell'ellittica; sosteneva che nell'acqua e nell'umidità, diffusa in natura, si doveva ricercare il principio generatore di tutte le cose. Nel 580 a.C. scrisse che la Luna era illuminata dal Sole, e fu il primo ad affermarlo. Secondo Erodoto, avrebbe predetto un eclisse di Sole prima che si verificasse, il 25 maggio del 585 a.C. Per predire un eclisse si devono stabilire in precedenza tre punti di controllo distanti tra loro 120° di longitudine. Quali punti di controllo poteva avere? Con quali mezzi poteva arrivare a tali informazioni? Il calcolo delle eclissi presuppone che sia noto, anche se con notevoli approssimazioni, il diametro della Luna e del Sole. Il diametro lunare calcolato dai Caldei e tramandato dai Babilonesi era compreso fra 34' 16" e 29' 27", quello apparente è compreso fra 33' 44" e 29' 22". I Caldei, gli antichi Sumeri, erano stimati come profondi conoscitori della scienza. Per i greci il vocabolo Caldeo era sinonimo di Astrologo o Astronomo. Talete certamente apprese il tutto durante un viaggio in Caldea e in Egitto.Per Talete e Anassimene la via Lattea era formata da stelle, ognuna costituiva un mondo con un Sole e pianeti immessi in un immenso spazio.Pitagora insegnò la legge inversa del quadrato delle distanze prima di Newton. Plutarco dopo aver spiegato la gravità dei corpi ne cercò l'origine nell'attrazione, la stessa che permette al Sole di far gravitare tutto al proprio centro e di trattenerlo. Diodoro Siculo ha scritto:"Gli antichi, soprattutto i Caldei sapevano molto bene che la Terra era un globo che si spostava nello spazio."Gli antichi Sumeri conoscevano già Urano, scoperto grazie ai telescopi nel 1847, conoscevano Nettuno e Plutone, scoperti dopo una serie di calcoli matematici rispettivamente nel 1846 e nel 1930. Solo in punto di morte Copernico (1), nel 1543, divulgò la notizia che la Terra faceva parte di un sistema eliocentrico del quale il Sole era il centro. Scrisse a Paolo III di aver trovato nei testi antichi greci di Ipparco e Aristarco di Samo, cenni al movimento terrestre, come dichiararono Galileo e Newton. Secondo Aristarco di Samo la Terra è un pianeta come gli altri, gira in un anno intorno al Sole. Compie un movimento di rotazione su se stessa e la Luna gira intorno alla Terra. Ovidio scriveva che: "La Terra si muove nello spazio su due poli, ma dato che il polo Nord occupa una posizione non sua, la Terra si è spostata nello spazio interplanetario e si trova un po' più in basso del suo posto normale". Per sapere che la Terra si era spostata si doveva conoscere le relazioni fra i vari pianeti, le distanze fra loro e la loro posizione esatta in rapporto al Sole. Non senza aver effettuato dei calcoli matematici estremamente complicati e aver usato adeguati strumenti di cui si è perso traccia. Ipparco, vissuto nel 200 a.C., discusse lo spostamento del segno zodiacale ed equinoziale, noto come il fenomeno della "Precessione degli Equinozi", che si spiega solo ammettendo la sfericità dei mondi. Sapeva che la Terra era sferica, ma da chi lo aveva appreso? Eudosso di Cnido duecento anni prima aveva disegnato una sfera celeste (vedi la statua di Atlante a Roma). Le loro fonti erano gli astronomi babilonesi, i Caldei, coloro che secondo Diodoro siculo diedero il nome ai pianeti e posero il Sole al centro del loro sistema. I Caldei distinguevano le stelle fisse dai pianeti, sapevano calcolare le relazioni fra i moti del Sole, della Luna, della Terra per predire le eclissi. I Sumeri usavano il termine "Dub" per indicare la circonferenza del mondo di 360° e parlavano della curvatura del cielo. Tracciavano un immaginario "orizzonte celeste" per misurare il momento in cui si levavano e tramontavano i corpi celesti. Aiutandosi poi con delle linee verticali, anch'esse immaginarie, ottenevano il punto dello Zenith. Nei cieli Babilonesi di quattromila anni fa 33 corpi celesti erano ordinati come lo sono oggi. Nel 1925 gli astronomi stabilirono di dividere i cieli in tre zone raggruppandovi 88 costellazioni. I Sumeri lo avevano già fatto dividendoli in tre "vie": la settentrionale di Enlil, la meridionale di Ea e la centrale di Anu (quella dello Zodiaco). Il cerchio che la Terra formava girando intorno al Sole venne diviso in dodici parti uguali di 30° l'una. Raggrupparono le stelle in costellazioni e diedero loro un nome a seconda della forma assunta. Quindi furono la fonte dalla quale attinsero i Greci. La "via di Ea" elencava molte costellazioni nel cielo australe che da Ur o da Babilonia non potevano essere viste. I Sumeri seguivano un antico calendario antico come quello di Nippur, che è divenuto il modello di quello odierno. Secondo quel popolo il calendario iniziava nel momento in cui il Sole attraversava l'equinozio di primavera: il famoso "punto zero". In seguito ad indagini è stato scoperto che questo "punto" era fra il Toro e i Gemelli, quindi lo zodiaco fu ideato nell'era dei Gemelli, prima che nascesse la civiltà Sumera. Come abbiamo già rilevato che la copia dello zodiaco scoperto a Dendera (Egitto) segna proprio l'Era dei gemelli. Fu dedotto dalle tavolette visionate che conoscessero il Grande Anno di 25.920 anni. Molti testi riportano le distanze fra le stelle. Il testo AO6478, cataloga le ventisei stelle visibili lungo la linea del Tropico del Cancro e fornisce le distanze fra di esse in tre diversi modi. Per fare i calcoli della "lunghezza dei cieli" venivano usati i "beru celesti". Un beru equivale a 10692 metri. La distanza totale delle ventisei stelle era calcolata in 655.200 beru. Conoscenze che i Sumeri non potevano aver imparato da soli e che non erano a loro necessarie. È logico pensare a un popolo che aveva bisogno di queste conoscenze trasmesse poi ai Sumeri con i quali era in contatto. Per Zecharia Sitchin questa civiltà erano i Nephilim. Erodoto (V secolo a.C.) sapeva che la Terra gira da ovest verso est non in altra direzione. Noi da poco tempo sappiamo che ogni anno, il polo, si allontana dall'asse terrestre di qualche metro.Per tracciare l'orbita di una stella occorre avere una specializzazione e tavole astronomiche precise. Chi ha eseguito un simile lavoro e quando? Nel libro Dabistan scritto dallo sceicco Mohammed Fani si legge che i seguaci di Zoroastro considerano "i pianeti semplici corpi di forma sferica". I Templi avevano nel loro interno un globo a rappresentare il pianeta cui erano dedicati. Sempre dai libri Indiani apprendiamo che tutti coloro che partono da questo mondo vanno prima sulla Luna (Rigveda I° Adhyaya), perché questa è la porta d'accesso al mondo celeste. "In grazia al cosmo chiamiamo, udiamo, rispondiamo, nel cosmo si nasce, per il cosmo si nasce." (Riveda). Nel Rigveda si parla dei "padroni del cosmo". Nell'Avesta è scritto che Yima divise la Terra aumentandola di tre volte e sopra la terza parte permise la vita ad animali da carne, da tiro e agli uomini. Oggi siamo a conoscenza che l'acqua copre la Terra per il 70%, e le terre emerse sono circa il 30%. Come vennero, i Persiani, a conoscenza di questi particolari?Nelle grotte di Warzilandia in Brasile vi è una raffigurazione del sistema solare e, otto pianeti, sono raffigurati nell'esatta posizione. Chi ha suggerito? Come hanno fatto gli uomini a sapere che il pianeta Urano nasconde i suoi satelliti nella sua orbita attorno al Sole? Vi è un antico mito in cui si racconta che Urano divora e dopo vomita i suoi figli. È stato il telescopio a fornire tali prove. Infatti Urano nasconde regolarmente le proprie lune, visibili quando sorgono dalla parte opposta. È certo che qualcuno aveva assistito, millenni orsono, al fenomeno con un apparecchio ottico capace di renderlo visibile, questo non si può certamente negare. Rimane il problema di stabilire chi. Ulteriore mistero come gli antichi abbiano stabilito l'esistenza di Mercurio e lo abbiano inserito nei calcoli astronomici. Oggi con i potenti telescopi di cui disponiamo rimane problematico osservarlo poiché si presenta vicino al Sole ed è visibile solo all'alba e al tramonto, immerso in una luce vivissima e in una posizione bassa sull'orizzonte. Molti popoli antichi però lo conoscevano. Mercurio era l'Hermes dei greci, il Thot egizio, per gli arabi Kantab, e Gud Ud per i Caldei. Conosciuto dai polinesiani col nome di Ta'ero che diviene Ta'elo nelle isole Tonga; Kaelo nelle Hawai ove viene detto anche Uka Lialii: "colui che segue il capo (o il re)". Scientificamente scoperto da Galileo nel settembre del 1610. Qualche mese dopo l'olandese Christian Huygens (2) accertò e certificò la sua esistenza evidenziando che Mercurio, col suo piccolo diametro, lontano novanta milioni di chilometri, appare come un piccolo disco rendendo difficile scoprirne i particolari. Le prime immagini del pianeta arrivarono nel marzo 1974 inviate dal Mariner 10, ma non sono servite a sciogliere i molti interrogativi. La Divina Commedia lascia intendere che Dante avesse sentito parlare della Croce del Sud molto prima che i viaggi di esplorazione rendessero nota la costellazione visibile quando si passa l'Equatore. Sapeva che molti millenni fa la Croce del Sud era visibile nell'emisfero boreale dalla "prima gente". Di quale "prima gente" parlava?
«I' mi volsi a man destra, e puosi mentea l'altro polo, e vidi quattro stellenon viste mai fuor ch'a la prima gente.»
Interessante la lettura della lettera scritta da Amerigo Vespucci a Lorenzo Pier Francesco de Medici il 18 luglio del 1500, nella quale stilava un resoconto del suo viaggio verso la foce del Rio delle Amazzoni. Egli scrive: "oltrepassammo la linea equinoziale di sei gradi e perdemmo completamente di vista la stella Polare... ...desideroso di essere io l'autore che segnalasse la stella del firmamento dell'altro polo, perdetti molte volte il sonno contemplando il movimento delle stelle per stabilire quale si muovesse di meno... ...non riuscii a identificare una stella che avesse meno di dieci gradi di movimento attorno al firmamento... ...poi mi ricordai di un detto del nostro poeta Dante... ...a mio parere il poeta con le 'quattro stelle' vuole descrivere il polo dell'altro firmamento; e non ho motivo di dubitare quello che dice non corrisponda a verità. Infatti io notai quattro stelle che formavano come una mandorla e che avevano un movimento limitato. "I dati scientifici acquisiti dagli Egizi e dai Sumeri, che i Dogon hanno conservato fino a oggi, confermano che abbiamo riscoperto un antico sapere. Come fu appreso? La nostra civiltà è il dono di qualche extraterrestre progredito? L'umanità, secondo la scienza ufficiale, ignorava tutto ciò fino all'invenzione del cannocchiale astronomico di Galileo (1564-1642 d.C.). Dobbiamo annotare che sulla porta di Tiahuanaco vi sono disegni che sembra abbiano rapporto con le posizioni della Luna e trasparirebbe la conoscenza della rotazione terrestre. Il libro Indù, Sury Siddharta, cita: "Dovunque nel mondo gli uomini ritengono, dalla loro posizione, di occupare i luoghi più elevati, ma dal momento che la Terra è una sfera sospesa nel vuoto, perché dovrebbe esserci un alto e un basso?"
Il ritrovamento di pezzi di cristallo di forma ovale, convessi, ora conservati in noti musei, potrebbe fornire, in parte, la spiegazione delle scoperte astronomiche degli antichi. A quanto pare si deve al Dio Thot la fabbricazione di lenti d'ingrandimento fatte di "cristallo di rocca". L'intelligenza di Thot è rimasta insuperata e come attestano fonti leggendarie egli giunse da un altro posto, da un pianeta straniero e ignoto: dal Cosmo. A Thot viene attribuita anche la birra. La Biblioteca Nazionale Austriaca possiede una lettera scritta su un rotolo di papiro nella quale il commerciante arabo Jakub Ibn Saaid comunicava al socio in affari, tale Suleiman Ibn al Nagar, di avergli inviato un carico di luppolo. Ciò dimostra che nell'antico Egitto la birra poteva essere fatta non solo con l'orzo ma anche col luppolo. Nel 1853 David Brewster (3) presentò alla Associazione Britannica per il progresso della Scienza una lente ottica, perfetta, di forma ovale, piano convessa, trovata da Sir Henry Layard, archeologo inglese, nel corso degli scavi del Palazzo di Sargon a Ninive, in uno strato databile al 6000 a.C. Suscitò scalpore e discussioni, e finì al British Museum. Altre da allora ne furono trovate in diverse parti del mondo, Iraq, Equador, Australia. A Esmeralda sulle coste dell'Equador, dal fondo dell'oceano, da relitti antichissimi, vennero alla luce lenti convesse di ossidiana, di circa 4 centimetri di diametro, capaci di ridurre le immagini senza provocare distorsioni. Spedizioni archeologiche russe rinvennero, nel corso di scavi in riva al Nilo, lenti di cristallo sferiche fabbricate con altissima precisione tale da presupporre l'uso di un processo elettrochimico. Lenti analoghe sono state trovate anche in Irak e nell'Australia centrale. Manufatti somiglianti a lenti ottiche sono stati rinvenuti in tombe libiche e nord africane. A La Venta nel Messico sono stati disseppelliti minuscoli specchi concavi lavorati con un procedimento ignoto, che incurvava il materiale a mano a mano che si avvicinava ai bordi. Impiegati per ingrandire, sono stati attribuiti alla civiltà Olmeca, la più antica del Messico. La Venta è ormai cancellata dal progresso e dal petrolio e con essa le testimonianze della civiltà Olmeca; sono stati rasi al suolo antichi edifici e una piramide. Le lenti sferiche di cristallo, secondo i Russi, consentirono, senza dubbio, l'osservazione della volta celeste e la stesura di mappe astronomiche precise. Per ottenere tali lenti, però, occorreva un abrasivo a base di "Ossido di Cesio" ottenibile solo con un processo elettrochimico senza il quale risulta impossibile ricavarlo. Anche per la scienza ufficiale e impensabile produrre tale sostanza senza disporre di energia elettrica. Questo presuppone perciò il possesso di strumenti e metodi di lavorazione simili a quelli in uso ai nostri tempi.
Hyatt Verrill, esploratore e archeologo, si chiese come riuscissero a foggiare perline d'oro minuscole e cesellate, non sempre costituite da un pezzo unico; come fossero in grado di tagliare, lucidare, forare, scolpire, topazi, ametiste e altre pietre preziose. La convenienza, l'ipocrisia e le ideologie negano sovente l'evidenza.
Per dirla come Pauwels (4), viviamo convinti che l'invenzione tecnica sia un fenomeno contemporaneo e non ci curiamo di consultare vecchi documenti, tutti occupati come siamo a preparare il futuro, dando per scontato che il passato non può fornirci aiuto dal punto di vista scientifico e tecnico. Rileggiamo il nostro passato con più attenzione. Affrontiamo senza ipocrisia quelle verità che giudichiamo troppo profonde o avanzate per attribuirle alla sola intuizione degli antichi.
Note:
1. Astronomo polacco famoso per la sua nota teoria che vede i pianeti girare intorno al Sole in contrapposizione alla teoria tolemaica.
2. Fisico, matematico e astronomo (1629-1695) scoprì l'anello di Saturno.
3. Fisico scozzese inventore del caleidoscopio.
4. Louis Pauwels ex occultista e sagace scrittore autore con lo scienziato Jacques Bergier del "Mattino dei Maghi".

fonte: http://www.edicolaweb.net/

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