Piu' cari e fragili i nuovi sacchetti biodegradabili

Gioveranno all’ambiente i sacchetti biodegradabili che dal primo gennaio sostituiscono i tradizionali shopper in plastica – definitivamente banditi dal mercato (e dal supermercato) – ma non altrettanto al portafoglio. Gli eco-sacchetti costano il doppio, qualche volta il triplo, dei loro ormai dismessi omologhi in polietilene. «Il sacchetto è un prodotto come un altro, una merce in vendita nei supermercati che il consumatore può decidere di comperare oppure no. In questo momento le grandi catene distributive stanno speculando sul nuovo prodotto – spiega Domenico Murrone dell’Aduc, l’associazione dei consumatori che denuncia il costo elevato dei bioshopper – e sperano che lo spirito ecologista avrà la meglio, che la gente, consapevole di dare il proprio contributo alla salvaguardia dell’ambiente, sborserà il dovuto senza lagnarsi troppo». È anche probabile che i produttori dei sacchetti ecologici non stiano ancora sfruttando al massimo gli impianti: una volta a regime e a fronte di un aumento della produzione, il prezzo dovrebbe calare.

Noi italiani siamo grandi consumatori di sacchetti di plastica: in media, ne usiamo trecento a testa ogni anno. Un record: un quarto dei cento miliardi di borse in polietilene vendute in Europa finisce – o meglio finiva – in mano nostra. «Volendo vedere il lato positivo della faccenda – prosegue Murrone – potremmo augurarci che un costo così esoso induca i consumatori a comperare meno sacchetti e a usare alternative ancora più ecologiche e infinitamente più economiche come le borse di cotone o di iuta, utilizzabili innumerevoli volte».

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