Banche in crisi: in Italia la pagano i clienti

Mentre le istituzioni europee si arrovellano per trovare il modo di mettere al riparo le banche del vecchio continente dalla speculazione dei mercati finanziari e per spingerle a sostenere l'economia reale, gli istituti di credito italiani reagiscono scaricando i costi della crisi sui clienti. O almeno è questo che emerge andando ad analizzare l'andamento dei tassi applicati nei prestiti alle imprese e alle famiglie negli ultimi tempi.

Uno dei principali problemi è la scarsa liquidità nell'interbancario. In poche parole, gli istituti di credito non si fidano più le une delle altre e prevedono maggiori paletti e costi più alti prima di prestarsi soldi tra di loro. Questa situazione ha costretto gli istituti, per esempio, a ricorrere con sempre maggiore frequenza ai prestiti della Banca centrale europea, che sono raddoppiati in luglio e agosto. Secondo quanto riportato dal sito lavoce.info, infatti, "la consistenza delle operazioni di finanziamento è passata da 40 a 80 miliardi di euro circa". Con l'inconveniente che chiedere soldi alla Bce è molto costoso. "Il tasso praticato dalla banca centrale (1,5%) — scrivono ancora gli economisti de lavoce.info — è ben superiore al tasso di mercato (0,9% il tasso Eurepo a una settimana)".

I soldi in circolazione in questo periodo di crisi, dunque, sono pochi. Tanto che una banca delle dimensioni della franco-belga Dexia ha approvato conti da brivido nei giorni scorsi, così da arrivare a scendere del 37% nel corso delle contrattazioni di borsa (perdite recuperate poi, ma solo in parte, grazie alla decisione del governo di Bruxelles di consolidare e garantire le attività del gruppo e alle dichiarazioni del ministro francese Francois Baroin, che ha assicurato una soluzione rapida per il salvataggio). Insomma, il tempo stringe e gli attori coinvolti cercano di creare un cordone sanitario per raffreddare gli animi. Il 4 ottobre il commissario europeo alla Concorrenza, Joaquin Almunia, ha fatto sapere che la Commissione ha deciso di prorogare di un anno, cioè fino alla fine del 2012, le regole d'emergenza varate in seguito alla crisi per favorire i piani di salvataggio e ristrutturazione delle banche.

Tra le priorità che le autorità si sono poste c'è la ricapitalizzazione degli istituti (anche se qualcuno dubita che il problema sia davvero questo, come ha scritto Donato Masciandaro sulla pagine del Sole 24 Ore). Secondo il direttore europeo del Fondo monetario internazionale, Antonio Borges, per esempio, le banche europee potrebbero avere bisogno "di 100-200 miliardi per essere ricapitalizzate". E lo stesso Borges ha dichiarato che "non è un mistero che l'Europa sta lavorando ormai da settimane a un piano per le banche". Una valutazione simile a quella fatta da Morgan Stanley, che stima che le banche Ue potrebbero avere bisogno di attingere capitali freschi per oltre 140 miliardi di euro dal fondo di stabilità Efsf, una volta che sarà potenziato. E qualcuno si è già detto pronto a fare la sua parte, come la cancelliera tedesca Angela Merkel, che ha garantito che la Germania "è pronta a ricapitalizzare le banche". Insomma, per dirla con un portavoce della Commissione Ue, "la situazione delle banche sta peggiorando per la crisi dei debiti".

E le banche italiane che fanno? Si sfogano sui clienti. Si legge su lavoce.info: "Per il momento, l'unica cosa certa è il conto della crisi presentato alla clientela". In particolare, stando ai calcoli di Adusbef e Federconsumatori, è aumentato il gap tra i costi dei mutui e del credito al consumo in Italia e nell'Unione europea. Il differenziale tra Itala e Ue dei tassi medi bancari applicati alle famiglie per i mutui a luglio è stato pari a 0,59 punti, mentre quello per il credito al consumo è stato di 1,1. Nel dettaglio, i tassi medi per i mutui, in Italia si attestano al 4,78%, contro il 4,19% della media Ue. Dall'altra parte, per il credito al consumo i due valori sono rispettivamente pari al 7,64% e al 6,53%.

E non è tutto. Secondo il sito Linkiesta.it, "nelle prime settimane di settembre le banche hanno aggiornato i listini prezzi ritoccando al rialzo lo spread (la maggiorazione) applicata al tasso Euribor per i prodotti a tasso variabile" e "l'entità varia da istituto a istituto, ma non è mai inferiore a un punto percentuale". In soldoni, questo significa che per un mutuo di 100 mila euro ci sono maggiori interessi di 600-700 euro l'anno, a seconda di quanto dura il mutuo.

fonte | Yahoo! Finanza

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