Gioco d’azzardo, un libro per difendersi dall’epidemia inarrestabile

“Mio fratello era schiavo del gioco d’azzardo. Stava distruggendo se stesso oltre che la sua famiglia; arrivò a prendere i soldi messi da parte per il figlio e giocarseli. Tentò più volte il suicidio, per fortuna senza successo”. E’ la storia di Aldo, fratello di Franco, contenuta nel libro “Gioco d’azzardo. Difendersi si può” presentato ieri a Roma dai due autori, Massimiliano Dona, avvocato e Segretario Generale dell’Unione Nazionale Consumatori (UNC) e Paola Vinciguerra, psicoterapeuta e Presidente dell’Associazione Europea Disturbi da Attacchi di Panico.

“Ora mio fratello è di nuovo libero, con l’aiuto di esperti è riuscito a spezzare le catene, ma noi possiamo stare tranquilli?”, si chiede Aldo. Ed è proprio a queste persone che il libro è dedicato e pensato come uno strumento in più per potersi difendere. Ma quando è necessario mettere in atto sistemi di difesa e decidersi a chiedere aiuto? “Il primo atteggiamento emergente –spiega a Help Consumatori Paola Vinciguerra – è quello di avere difficoltà a rinunciare al gioco. Ad esempio siamo impossibilitati a farlo e cominciamo a innervosirci. E quello che ci stiamo facendo non ci piace. Altro campanello d’allarme si ha quando la somma dedicata al gioco mette in discussione altre priorità”.

La storia del fratello di Aldo ripercorre le consuete drammaticità della schiavitù da gioco di azzardo. Nonostante la crisi si arriva a dilapidare tutti i risparmi, a mettere in difficoltà le persone più care e la nostra stessa vita. “Se l’attività del gioco diventa patologica in maniera grave – prosegue Vinciguerra – si arriva ad avere un distacco da quasi tutto quello che fa parte della nostra vita. La compulsività consiste nel sentire una sensazione piacevole e vitale solo attuando quel comportamento. Tutto il resto della vita (il lavoro, la vita con i figli, ecc..) diventa “grigio” ovvero privo di stimoli. Se stiamo in questo tipo di situazione ci troviamo di fronte a una patologia molto importante”.

Il libro centra perfettamente il profilo del giocatore non consapevole, compulsivo , patologico. E chi ci si riconosce  può, nelle pagine del libro, scoprire il vero volto del gambling e i sistemi di difesa. Essenziali è anche la messa in atto di programmi di prevenzione a partire dalla regolamentazione della pubblicità. “In un momento in cui il gioco d’azzardo è diventato una vera e proprio piaga sociale che trova terreno fertile in questo periodo di crisi, non può bastare una moral suasion del Governo che si limiti a consigliare di giocare responsabilmente con una serie di provvedimenti troppo poco incisiva, precisa Massimiliano Dona. Il libro ricorda infatti la Mozione Parlamentare presentata dalle associazioni nel 2012 in cui si richiedeva una regolamentazione più stringente del settore. “Come UNC abbiamo denunciato all’Autorità Antitrust e all’Istituto di Autodisciplina Pubblicitaria numerosi spot che, puntando su testimonial simpatici e rassicuranti, incoraggiano le giocate spingendo le persone a tentare la sorte, senza tenere conto che per ogni vincitore si contano innumerevoli sconfitti. Basti pensare che le probabilità di fare “sei” al Supernenalotto sono una su 622 milioni. Secondo la dottoressa Vinciguerra “Quel che è pericoloso è la “normalizzazione del comportamento” all’interno del messaggio pubblicitario. Se nello spot troviamo ad esempio personaggi come anziani o bambini che vivono l’attesa di un risultato in modo gioioso, il messaggio che passa è che giocare è quello di un momento ludico e familiare. Si tratta di una circostanza che acquisisce un concetto di normalizzazione e questo fa perdere la consapevolezza dell’attenzione che si dovrebbe porre nel giocare”.

Proprio di recente Bruxelles ha invitato tutti i Paesi membri ad adottare un documento di best practices per contrastare la febbre del gioco d’azzardo. “Accogliamo positivamente la sensibilità dimostrata dall’Unione Europea e siamo convinti che una regolamentazione condivisa a livello sovranazionale sia la strada giusta per arginare il potere delle lobby, il problema è che si tratta di raccomandazioni, nulla di più! Avremmo preferito che da Bruxelles si scegliesse una forma di intervento meno soft”, conclude Dona.

I proventi dei diritti d’autore per la vendita del libro saranno interamente devoluti alle associazioni Eurodap e UNC.

A cura di Silvia Biasotto

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