Non solo i ristoratori devono prestare la massima professionalità nella
generalità dei casi quando servono i pasti alla clientela, ma devono
innalzare la soglia dell’attenzione specie quando si tratta di
consumatori portatori d’intolleranze o allergie. Perché, in tali
circostanze si possono subire anche pesanti condanne come accaduto nel
caso affrontato da un’interessante sentenza, la 406/13, pubblicata dal
giudice di pace di Mestre che Giovanni D'Agata, presidente dello
“Sportello dei Diritti”, ritiene utile portare all’attenzione.
Nella fattispecie, una bambina celiaca era andata ad una festa in un
ristorante con la propria famiglia ma, la libagione era stata rovinata
dal fatto che la piccola era dovuta finire al pronto soccorso.
La ragione stava nell’errore di comunicazione fra gli addetti di sala
che avevano servito alla bimba un piatto di pasta normale, mentre al
momento della prenotazione era stato concordato un menu senza glutine
con il gestore del locale.
La piccola aveva accusato nausea e vomito e rischiava lo shock
anafilattico ed al posto della serata in maschera era dovuta finire in
ospedale.
La conseguenza del comportamento del ristoratore, è stata la condanna al
pagamento di 2 mila euro di risarcimento a titolo di danno contrattuale
ed extracontrattuale oltre le spese di giudizio.
Nel caso di specie, il magistrato onorario Fabrizio Pertile, ha accolto
la domanda dei genitori della bambina che ha ritenuto sussistere una
responsabilità contrattuale a carico del gestore del ristorante: sono
stati, infatti, gli stessi camerieri a confermare che la reazione
allergica lamentata dalla piccola si era manifestata dopo che le era
stato servito il cibo contenente glutine e che la responsabile del
ristorante aveva invece indicato la necessità di portare in tavola
alimenti senza questa proteina, come concordato preventivamente coi
genitori.
Per il giudice, è configurabile anche un danno extracontrattuale nei
confronti della piccola: il diritto alla salute è un diritto
costituzionalmente garantito e la sua lesione non può essere derubricata
a pregiudizio di natura bagatellare anche perché è provato che la
reazione subita dalla bimba l’aveva costretta a ricorrere a quattro
compresse di Bentelan.
fonte: www.sportellodeidiritti.org
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