La comunità scientifica è d’accordo nel definire “il mobbing come
un’aggressione psicologica, una forma di offesa morale, volta a spingere
una persona alla sua esclusione dal contesto lavorativo o a danneggiare
alcuni aspetti del ruolo lavorativo e della mansione.”
Non tutte
le offese o i conflitti sono mobbing; per etichettare come mobbing i
comportamenti di vessazione devono essere esercitati ripetutamente e
regolarmente (ad esempio, ogni settimana) e per un periodo di tempo di
almeno 6 mesi.
Il mobbing è un processo di intensificazione del
conflitto nel corso del quale una persona che si trova in una posizione
di inferiorità è vittima di sistematiche azioni negative da parte di uno
o più aggressori.
Il mobbing non si riferisce né a un conflitto scaturito da un incidente o da un evento isolato.
Azioni
come l’isolamento forzato, comportamenti intimidatori, pettegolezzi
infondati e ostacoli continui alla gestione del lavoro possono produrre
seri danni alla salute psico-fisica del lavoratore.
I danni non sono
solo per il singolo; un lavoratore mobbizzato di solito tende a svolgere
la propria mansione male e questo influenza l’azienda e la società
stessa.
Secondo alcuni studiosi un caso di mobbing costa all’azienda
non meno di 40.000 euro tra assenza, produttività ridotta e spese
giudiziali.
Pur trovandosi in questa terribile situazioni molte
vittime preferiscono non denunciare per paura di non essere credute o
per paura di perdere il lavoro e di incontrare difficoltà insormontabili
nel trovarne un altro.
Tuttavia sempre più enti sindacali e
professionisti si stanno interessando al fenomeno fornendo alle persone
sostegno psicologico, legale e sindacale.
Affrontare il problema è già un passo per la risoluzione.
Ma che ruolo ha il genere?
Sembra
che le donne siano particolarmente colpite anche perché fisicamente e
culturalmente percepite come più deboli. Spesso si va a colpire il loro
ruolo di mamma: ci sono casi di mobbing in cui il datore di lavoro mal
sopporta la gravidanza della lavoratrice che viene vista come un
ostacolo o una perdita di tempo e/o economica; donne incinta o con figli
piccoli a cui viene fatta pressione e mobbing, a cui vengono negati i
loro diritti di lavoratrici/madri al fine di farle licenziare, rendere
il posto disponibile per essere rimpiazzate da un lavoratore che non
presenta uno “stato interessante”.
Paradossalmente anche le donne
single sono oggetto di mobbing: viene richiesto loro uno sforzo
lavorativo maggiore perché prive di prole e spesso le vessazioni possono
sfiorare o entrare a pieno titolo nella violenza sessuale.
Un
processo di empowerment della donna permetterebbe lo sviluppo di
strategie di gestione del fenomeno: una donna che non si percepisce
debole, ma si sente proattiva, supportata e conosce i propri diritti ha
meno possibilità di soffrire per vessazioni lavorative.
Approfondiamo
questo argomento sabato 14 Febbraio 2015 nell’incontro “Donne e
mobbing” per il ciclo di seminari “Essere donna non solo l’otto marzo”
con il Dr. Romeo Lippi ore 10,30 presso il Csc piazza S.Francesco 2
Viterbo.
Dr.Romeo Lippi
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