Fine del mondo nel 2050

Attenzione, il nostro pianeta rischia di scoppiare e potrebbe anche morire. I ventenni di oggi devono cominciare a riflettere seriamente. Sulla terra nel 2050 di questo passo non ci sarà più spazio per i loro figli e i loro nipoti, soprattutto perché le risorse naturali, se verranno consumate a questo ritmo, saranno del tutto insufficienti. C'è un solo rimedio. Entro quella data la comunità internazionale dovrà cercare di colonizzare un paio di nuovi pianeti per garantire elementi vitali e risorse a tutti quanti.
L'allarme e la proposta di colonizzazione forzata di Marte se c'è vita o qualche altra massa rotante nell'universo viene lanciata dal «World Wildlife Fund», il WWF, in un grande rapporto che sarà reso pubblico domani a Ginevra e che è stato anticipato dall'inglese «The Observer» e da alcuni giornali affiliati negli Stati Uniti..
I dati
Il rapporto si basa su dati scientifici che hanno accertato come ad oggi un terzo della terra sia già stato completamente consumato. In altre parole se non si ridurranno i consumi drasticamente il pianeta non sarà più in grado di sostenere la crescita della popolazione. Si sta andando verso mari senza più pesce e la distruzione delle foreste che assorbono l'anidride carbonica, porterà indirettamente anche al contagio delle sorgenti d'acqua favorendo il loro inquinamento e la scomparsa di quelle d'acqua potabile già ridotte del 55%.
Il WWF ha messo insieme i dati provenienti da tutto il mondo e tra questi si legge che ogni singola specie ha di fronte un futuro incerto.
L'esempio dei rinoceronti neri ad esempio è emblematico: erano 65.000 nel 1970 adesso sono rimasti 3100. Gli elefanti africani che nel 1980 erano oltre 1,2 milioni adesso sono meno di 500.000, mentre le tigri nell'ultimo secolo si sono ridotte del 95% per non parlare della fauna marina decimata in seguito allo sfruttamento intensivo degli oceani.
Squilibri
Il «living Planet» questo il titolo dello studio del WWF annuncia una terrificante caduta anche dell'ecosistema dimostrando come la superficie coperta da foreste dal 1970 al 2002 è diminuita del 12% mentre la biodiversità dell'oceano di un terzo abbondante. Passando allo sfruttamento dei singoli paesi si legge ad esempio che un americano medio ad esempio consuma quasi il doppio delle risorse naturali di un britannico e più di 24 volte quelle che consuma un abitante africano. La posizione inoltre del presidente Bush sul trattato di Kyoto non aiuta certo a migliorare questa allarmante percentuale in futuro. Gli occhi adesso sono tutti puntati sulla conferenza mondiale dell'ambiente che le Nazioni Unite hanno organizzato a Joannesburg in agosto dove all'ordine del giorno c'è proprio un appello a tutti i paesi ricchi affinchè prendano provvedimenti urgenti «contro la morte della terra». Bush ha già detto che non ci andrà.

fonte: Giampaolo Pioli ( ilgiorno.quotidiano.net )

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