Il commercio delle uova marce

Operazione dei Nas: sequestri in tredici province. 61 indagati.
Gli alimenti adulterati in vendita. Coinvolti alcuni imprenditori. Cibi con uova marce, muffe e vermi. Raffica di arresti in sette regioni. L'organizzazione evitava i costi dello smaltimento obbligatorio e otteneva un sostanzioso ricavo con la vendita alle industrie.

ROMA - Uova che dovevano essere smaltite come rifiuti pericolosi perché invase da muffe, parassiti e in stato di putrefazione finivano invece nei prodotti alimentari. Era questo il business messo in piedi dall'organizzazione smantellata dai Nas, che otteneva così un doppio risultato: evitava i costi delle operazioni obbligatorie di smaltimento e in più otteneva un sostanzioso ricavo economico con la vendita alle industrie alimentari. Il Comando carabinieri per la tutela della salute, ha compiuto arresti e sequestri di aziende in 13 province di sette regioni italiane: Emilia Romagna, Lazio, Umbria, Marche, Lombardia, Piemonte e Veneto. I militari hanno eseguito 36 ordinanze a carico di 27 indagati emesse dal gip di Bologna, su richiesta della Procura della Repubblica: alcune riguardano l'applicazione di misure cautelari (in carcere agli arresti domiciliari), altre interdittive e altre ancora il sequestro di aziende. Questo l'elenco delle aziende poste sotto sequestro: Fattorie Caiconti (Forlì- Cesena); Biovo (Treviso); Uovadoro (Verona); Volcar (Verona); Angonova (Cuneo) Agricola Tre Valli (Verona), Fattorie Guglielmi (stabilimento a Mantova, sede legale a Forlì); Bionature Agroalimentari (sede legale a Ravenna, stabilimenti a Torino e Cuneo). Gli indagati sono imprenditori e rappresentanti del settore alimentare e devono rispondere di associazione a delinquere finalizzata alla adulterazione di sostanze alimentari, commercio di sostanze alimentari nocive ed adulterate, frode in commercio, vendita di sostanze alimentari falsamente indicate come genuine. Nel corso delle operazioni sono stati sottoposti a sequestro anche ingenti quantitativi di uova ed "ovoprodotti", cioè le uova pastorizzate impiegate negli alimenti.
L'indagine è partita due anni fa. E se i destinatari dei provvedimenti eseguiti oggi all'alba sono 27, in tutto sono 61 le persone indagate: si tratta dei responsabili di imprese di prodotti alimentari e di aziende per lo smaltimento di rifiuti, gestori di aziende che si occupano di incubazione di uova e mediatori commerciali con sede non solo in Italia, ma anche in Francia, Olanda, Spagna ed Inghilterra. Otto di loro sono finiti oggi in carcere; dodici agli arresti domiciliari, sette sono stati interdetti dall'attività professionale e imprenditoriale; mentre nove aziende operanti nel settore alimentare sono state sequestrate. A emettere i provvedimenti e stato il Giudice per le Indagini Preliminari presso il Tribunale di Bologna, Grazia Nari, su richiesta del Procuratore Aggiunto, Silverio Piro e del sostituto procuratore Lorenzo Gestri, che hanno coordinato le indagini svolte dai Nas di Bologna. Nell'operazione, che si è svolta all'alba e che ha visto impegnati cento militari, sono stati sequestrati anche 32 milioni di uova, 60 tonnellate e mezzo di ovoprodotto, 2500 tonnellate di sottoprodotti di origine animale e alcuni macchinari. Costituita a Bologna, l'organizzazione si era sviluppata in tutto il centro-nord con ramificazioni e complicità anche all'estero. E contava sulla compiacenza di aziende specializzate nello smaltimento dei rifiuti pericolosi, che attestavano falsamente l'avvenuta distruzione delle uova putrefatte, che in realtà venivano riciclate per la produzione di alimenti. Il tutto con gravi rischi per la salute dei consumatori, come accertato dalle analisi scientifiche compiute dai Nas in collaborazione con l'Istituto superiore di Sanità e l'istituto Zooprofilattico sperimentale della Lombardia e dell'Emilia Romagna. Le 13 province interessate dall'operazione denominata Fedro - tra le più importanti dopo quella del vino al metanolo, compiuta dai Nas nel settore delle adulterazioni alimentari - sono Roma, Forlì-Cesena, Modena, Perugia, Macerata, Cuneo, Torino, Brescia, Verona, Vicenza, Treviso, Mantova e Cremona. Il territorio più colpito è quello di Verona, dove sono state eseguite tre ordinanze di custodia cautelare e sono state sequestrate 3 aziende. Delle altre aziende a cui sono stati posti i sigilli 2 sono nella provincia di Cuneo e una ciascuno nelle province di Forlì-Cesena, Torino, Treviso e Mantova. (6 dicembre 2005)

fonte: http://www.repubblica.it/2005/l/sezioni/cronaca/cibinas/cibinas/cibinas.html

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