IL DILUVIO UNIVERSALE

Esistono piu' di cinquecento leggende del Diluvio universale, tutte straordinariamente simili l'una all'altra.

Queste leggende hanno tutte un medesimo tema: come l'umanità sia stata spazzata via, fatta eccezione per un uomo e per la sua famiglia, che sopravvissero.
Gli occidentali chiamano quel sopravvissuto Noè, ma per gli Aztechi era Nene, nel Vicino Oriente lo chiamarono Atra-Hasis, Utnapishtim o Ziusudra.
Il mezzo di salvezza viene descritto nella Bibbia come un' Arca o battello, mentre i documenti mesopotamici lo danno come un vascello sommergibile; la versione azteca fa riferimento a un tronco d'albero scavato. Secondo la leggenda azteca, gli uomini vennero salvati perché tramutati in pesci.
Gli antichi testi del Vicino Oriente parlano del Diluvio come di una grande catastrofe e non come di un evento circoscritto o secondario, ma proprio come di un episodio che divise il tempo.

Il re assiro Ashurbanipal ci ha lasciato in proposito la seguente scritta:
Io so leggere persino le intricate tavole dei Sumeri;
Io so capire le parole enigmatiche scavate nella pietra, provenienti dai giorni antecedenti il Diluvio.
Il poema mesopotamico ossia l' "Atra.Hasis" chiarisce il concetto del "Dio" biblico, definendolo con il "loro" piuttosto che il "Lui".
Inoltre, quest' epopea, incisa in modo particolareggiato su tavolette, dichiara che "loro" non provocarono ciò di proposito.
Fu piuttosto un'assemblea degli dèi a decidere di tenere nascosto al genere umano il sopraggiungere del Diluvio che appunto "loro", gli dèi, erano impossibilitati a impedire.
Il ruolo degli dèi nelle storie mesopotamiche del Diluvio universale è coerente con quello loro attribuito in altri resoconti. Enlil, il "signore" biblico, per il quale il genere umano era diventato un fastidio, desidera vederlo distrutto.

Suo fratello Enki, coinvolto personalmente nella creazione del primo Adamo (l'operaio LU.LU), è invece solidale con l'uomo mentre da sempre è antagonista di Enlil.
Nonostante sia stato indotto a giurare segretezza, Enki decide di avvertire dell'incombente Diluvio un fedele seguace e la sua famiglia. L'uomo prescelto è un sacerdote della città di Shurappak (la città della sorella di Enki, Ninharsag), il cui nome in lingua accadica è Atra-Hasis, che significa "l'eccezional-mente saggio".
Lo stesso esatto significato viene riferito all'eroe Utnapishtim nella cronaca del Diluvio contenuta nell' Epopea di Gilgamesh.
Il dio Enki, noto anche come Ea, si rivolge ad Atra-Hasis da dietro una cortina di giunchi.
Vengono impartiti da Ea direttive minuziose su come costruire una nave sommergibile.
L'Epopea di Gilgamesh fornisce un resoconto drammatico e vivido degli ultimi preparativi, quando all'eroe viene detto di stare all'erta in attesa della partenza degli dèi stessi:
Quando Shamash, che ordina un tremito al crepuscolo, farà precipitare una pioggia di eruzioni; allora tu sali sulla nave, e spranga bene l'accesso!

Ma esistono prove tangibili che il Diluvio universale sia realmente accaduto? Le discipline scientifiche che hanno fornito gli indizi più significativi, puntano tutti a una catastrofe globale intervenuta circa 13.000 anni fa.
Sebbene non rientrino tra le grandi cinque annoverate da Leakey e Lewin, le estinzioni globali intercorse 13.000 anni or sono furono parecchio drammatiche.
Nelle Americhe gli scienziati hanno datato all' 11000-9000 a.C. la scomparsa di circa 50 specie importanti di mammiferi.
Per contro, i precedenti 350.000 anni evidenziarono un ritmo di estinzione di soltanto una specie ogni 15.000 anni.
Estinzioni massicce analoghe si verificarono in Europa, Asia e nell' Australia di nuovo intorno all' 11000 a.C..
Nell' Alaska settentrionale gli scavi per la ricerca dell'oro hanno portato alla scoperta di migliaia di animali sepolti sotto la superficie gelata del terreno.

Gli esperti non sono stati in grado di spiegare come questi animali, tipici abitanti delle regioni temperate, siano finiti in Alaska. Ulteriori esami hanno mostrato che quegli animali giacciono in uno scenario di colossale carneficina: le loro carcasse sono state trovate in uno strato di sabbia fine, contorte e smembrate, mescolate ad alberi, piante e altra fauna.
Un esperto della University of New Messico ha osservato che: "Vere e proprie orde di animali sembrano essere state uccise insieme, sopraffatte da una qualche forza immane... Simili ammassi di carcasse di animali o di uomini non sembrano potersi verificare per motivi naturali".
La distruzione di questi animali in Alaska fu talmente improvvisa che i loro corpi si congelarono istantaneamente, senza che intervenisse alcun processo di decomposizione, come è dimostrato dalla tendenza degli abitanti locali a estrarre quelle carcasse e ad adoperarle come cibo.
Troviamo situazioni del genere anche in Siberia, dove i resti di numerose specie, la maggior parte delle quali proprie dei climi temperati, sono state rinvenute sotto la superficie congelata del terreno.

Di nuovo, queste carcasse appaiono mescolate ad alberi e vegetazione divelta, tra i segni di un cataclisma imprevisto e improvviso: "I mammut perirono all'improvviso, in un freddo intenso, numerosissimi. La morte giunse così apidamente che la vegetazione da loro trangugiata risulta ancora non digerita...".
Sono molti gli indizi che portano a ipotizzare un sostanziale mutamento climatico e un'immensa alluvione intervenuti intorno alI' 11000-10000 a.C., e che probabilmente segnarono la fine dell'Era glaciale.
Gli ultimi 100.000 anni dell' espansione glaciale - così come risulta documentata dal rapporto ossigeno-isotopo nei nuclei terrestri dell' Atlantico e del Pacifico Equatoriale - terminarono di colpo circa 12.000 anni fa. Uno scioglimento estremamente veloce dei ghiacci provocò un rapido aumento del livello dei mari...
Nel gennaio 1993, il prestigioso periodico "Science" ha a sua volta fatto riferimento alla "più grande alluvione sulla Terra avvenuta alla fine dell'ultima epoca glaciale".

Si ritiene comunemente che proprio la conclusione dell'Era glaciale segnò un improvviso e drammatico mutamento climatico, avvenuto qualcosa come 12.000 mila anni or sono. Nel suo insieme, però, la documentazione pare indicare che non si sia trattato di un'alluvione provocata dallo scioglimento dei ghiacci polari, ma di qualcosa di assai più drastico.
Nella catena montagnosa delle Ande, in America del Sud, i geologi hanno riscontrato tracce di sedimenti marini a un'altitudine di 3800 m.
Nella medesima regione talune rovine di Tiahanaco (a un'altitudine di 4000 m) sono state trovate sommerse sotto quasi 2 m di fango portato da un'alluvione la cui origine rimane sconosciuta.
Non lontano, le acque del lago Titicaca sono leggermente salate e gli studi hanno mostrato che i pesci e i crostacei che vi risiedono sono in predominanza oceanici, non d'acqua dolce.

Inoltre, nel 1980 l'archeologo boliviano Ugo Boero Rojo trovò estese rovine, simili a quelle della precedente cultura di Tiahanaco, ben 18 m sotto la superficie del lago Titicaca non lontano dalla costa di Puerto Acosta.
Tutti questi fatti si scontrano con la teoria secondo cui le acque del lago Titicaca si sono sollevate al tempo della formazione della catena andina cento milioni di anni fa. Al contrario, l'origine dell'acqua marina del Titicaca deve risalire a un evento assai più recente.
Un altro importante indizio sulla natura del cataclisma prodotto dal Diluvio sono le prove di attività vulcaniche simultanee, che possono essere state provocate soltanto da tensioni tettoniche sotto la superficie della Terra.
Sparsi in spessi strati di fango e a volte all'interno di cumuli di ossa e crani, si trovano spessori di cenere vulcanica.
Non esiste dubbio alcuno che in concornÌtanza con le [estinzioni] si siano avute eruzioni vulcaniche di terrificanti proporzioni.
Quale forza può aver prodotto un tale sconvolgimento tettonico al tempo in cui le acque del mare si sollevarono al di sopra delle Ande? Lo scioglimento delle calotte di ghiaccio polari non è una spiegazione soddisfacente, e comunque, cosa può aver provocato quello scioglimento? Qui abbiamo a che fare con un improvviso e violento avvenimento che spazzò piante e animali da un'estremità del globo all'altra. L'inevitabile conclusione è che la Terra sia stata spostata da una forza esterna di straordinaria potenza.

Fonte: Alan Alford

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