I primi abitanti del Nuovo Mondo sono arrivati dall'Asia tra 15 e 17 mila anni fa, seguendo due rotte distinte con lo stesso punto di partenza: la Beringia, il vasto territorio ora sommerso che durante l'ultimo picco glaciale connetteva l'America all'Asia. A riscrivere le origini degli Indiani d'America è uno studio rivoluzionario, guidato dai genetisti dell'Università di Pavia , che si è guadagnato la copertina della prestigiosa rivista 'Current Biology'. La ricerca ha impegnato un team internazionale, coordinato da Antonio Torroni del Dipartimento di Genetica e microbiologia dell'ateneo lombardo in collaborazione con i colleghi di Perugia e della Sorenson Molecular Genealogy Foundation di Salt Lake City (Utah, Usa).
Lo studio 'tricolore' sfida le precedenti convinzioni sul tema: in particolare l'idea che i primi colonizzatori delle Americhe appartenessero a un'unica popolazione. "L'origine dei primi americani è un argomento molto controverso -evidenzia Torroni-. Il nostro studio rivela che un primo gruppo è migrato dalla Beringia, seguendo la costa dell'Oceano Pacifico per arrivare dopo una decina di generazioni fino alla punta meridionale del Sud America, mentre un secondo gruppo, sempre dalla Beringia, sarebbe penetrato nel Nord America attraverso il corridoio di terra a est delle Montagne rocciose tra i ghiacciai canadesi".
Gli autori della ricerca 'fotografano' così l'arrivo più o meno concomitante di più gruppi umani con radici genetiche in parte diverse e differenze linguistiche, oltre che culturali tra i Paleo Indiani. "Uno studio del marzo scorso -ricordano gli esperti- sintetizzava tutte le sequenze note del Dna mitocondriale dei Nativi americani in un unico albero evolutivo. Rivelando che il 95% dei Nativi americani discende da 6 linee femminili ancestrali".Gli scienziati hanno setacciato il database della Soreson Foundation che contiene il Dna di oltre 170 Paesi. "Così abbiamo scoperto che questi due tipi di Dna mitocondriale marcavano due rotte di migrazione nettamente distinte", spiega Ugo Perego della Sorenson Foundation, attualmente dottorando in Scienze genetiche e biomolecolari a Pavia."Questo studio non conclude il dibattito", aggiunge Alessandro Achilli dell'Università di Perugia ma, assicura, "le implicazioni delle nostre scoperte sono significative".
fonte: www.adnkronos.com
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