Il vaccino contro la nuova influenza A/H1N1 non convince i camici bianchi veneti. Il 60% dei 7500 ospedalieri e dei 3500 medici di famiglia non solo lo rifiutano per sè (non a caso il primo immunizzato nella nostra regione è stato un tecnico radiologo, mica un virologo), ma lo sconsigliano pure ai loro pazienti. «Per forza, la confusione regna sovrana— denuncia Domenico Crisarà, segretario padovano della Federazione italiana medici di medicina generale (Fimmg) — ogni giorno da Roma arrivano indicazioni diverse e ancora non è chiaro il rapporto rischi-benefici. Perchè dovrei consigliare a un mio paziente un vaccino non ancora completamente testato e che dovrebbe proteggere da una patologia dieci volte meno virulenta dell’influenza stagionale? Non ne conosciamo gli effetti collaterali, non abbiamo garanzie, non ci arrivano disposizioni coerenti e tutto ciò lascia spazio a ogni ipotesi. Anche a quella di un siero prodotto per speculazione economica. Agli utenti dico: aspettate».
«La logica di prudente attesa è la migliore — concorda Giuseppe Greco, responsabile regionale per la formazione dei medici di famiglia — bisogna vedere la reale utilità del vaccino rispetto all’impatto prevedibile della malattia sulla popolazione. A chi me lo chiede, rispondo che si può anche farne a meno. Se le cose non sono fatte bene, non mi fido. Sono ancora poco chiari gli effetti collaterali sia dell’anti-A/H1N1 sia di una vaccinazione di massa con aiudivanti (stimolano la risposta immunitaria, ndr), finora mai sperimentata. Non ci sono certezze, meglio aspettare i primi dati di letteratura scientifica ». Insomma, lo scetticismo impera. «Ma dove sarebbe la tanto annunciata pandemia?— si chiede Silvio Regis, segretario vicentino della Fimmg — E anche se ci fosse, non è sinonimo di gravità, perciò non vedo grande utilità nella vaccinazione. Quella di massa, poi, la sconsiglio proprio. Sembra comportare più rischi che benefici: sono stati certificati danni neurologici importanti, che tra l’altro potrebbero implicare conseguenze medico-legali altrettanto pesanti. Che succede se un paziente li riporta? Ci va di mezzo il medico che lo ha esortato a vaccinarsi o lo ha immunizzato direttamente, oppure lo Stato, fautore della campagna? Oggi la sicurezza che tutto andrà bene non c’è, perciò ai miei assistiti dico di non fare l’anti H1N1». L’unica eccezione concessa dai dottori è per i malati già colpiti da patologie serie, che potrebbero aggravarsi.
«Agli altri continuo a dire di non vaccinarsi — insiste Stefano Biasioli, segretario generale della Confederazione dirigenti medici della funzione pubblica — non ne vedo la necessità. Meglio i disagi di una banale influenza risolvibile con una settimana a letto dei rischi legati a un siero non sufficientemente testato. Ma che in compenso ha risollevato l’industria del farmaco e fatto guadagnare miliardi ai produttori dell’Amuchina. Se l’A/H1N1 fosse davvero pericolosa, lo Stato o la Regione ne avrebbero reso l’immunizzazione obbligatoria, invece è facoltativa ». Prudente Brunello Gorini, segretario di Fimmg Treviso: «Se non ce n’è bisogno sconsiglio il vaccino, però indispensabile per gli addetti ai servizi essenziali: se si ammalano tutti, il Paese si ferma». Stesso motivo per il quale Lorenzo Adami, a capo della Fimmg Veneto, si dissocia dai colleghi ed esorta medici e cittadini a proteggersi. Posizione sottoscritta da Sandro Sandri, assessore alla Sanità: «Lo so bene che i dottori sconsigliano il vaccino e lo sa pure il viceministro Ferruccio Fazio. Fanno male, se ci saranno più malati e più decessi per complicanze del previsto, qualcuno ne risponderà. Io invece rispondo con una campagna informativa su giornali, tivù e radio del Veneto».
fonte: Corriere del Veneto
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