Il verde, il colore simbolo dell'ambiente, è il meno ecosostenibile

Essendo il colore della carnagione di Hulk quando si arrabbia davvero, e quello degli extraterrestri pronti a trasformare la Terra in una nocciolina spaziale, forse ce lo dovevamo aspettare. Nella storia ha causato solo problemi: i pittori non riuscivano mai a trovarne la gradazione giusta, con il risultato che spesso i loro quadri scolorivano o addirittura si deterioravano, e pare che sia stato anche il responsabile della morte di Napoleone in esilio a Sant'Elena, a causa dell'elevato contenuto di arsenico presente nella tappezzeria della sua stanza.

Stiamo parlando del verde, il colore dell'ecologia, della sostenibilità, del vivere a contatto con la natura in modo equilibrato. Solo che di ecosostenibile non ha proprio nulla, anzi, senza la produzione di questo colore forse vivremmo tutti meglio. A svelare l'inganno cromatico è Michael Braungart, chimico e co-autore del volume di design 'Cradle-to-Cradle', in cui auspica un cambiamento dell'industria verso un sistema ad assenza di rifiuti. In un'intervista al New York Times lo studioso ha spiegato che il processo di produzione del colore verde è ancora molto problematico, così come lo smaltimento degli oggetti di plastica e di carta dipinti con questa tinta: "Il colore verde non potrà mai essere 'eco', a causa del modo in cui viene creato. È impossibile colorare di verde la plastica, o stampare con inchiostro verde su carta, senza contaminare".

Davvero ironica come rivelazione, ma anche amara, perché dimostra da un lato quanto bisogno ci sia di ecosostenibilità nel mondo, per assicurare a tutti gli esseri viventi un futuro degno, e dall'altro pone in luce quanta ipocrisia si nasconda nelle iniziative 'green' e nelle politiche economiche tendenti verso una 'green economy' dove, sempre più spesso, c'è solo 'greenwashing', cioè una parvenza di amore per l'ambiente, che in definitiva è solo fumo negli occhi.

Essere 'verdi' non è affatto facile. Solo chi ha a che fare quotidianamente con emissioni di anidride carbonica e scioglimento dei ghiacciai si rende conto di quanto ogni piccola azione influenzi enormemente l'ecosistema globale. Basta un cartaccia per strada, una bottiglia di plastica che finisce nel mare, una luce dimenticata accesa, tante piccole noncuranze che insieme diventano un macigno difficile da spostare.

Da questo punto di vista il caso del colore verde è emblematico.
Il pigmento verde 7, per esempio, è la gradazione più comune per la plastica e la carta, è organico ma contiene cloro, che in alcune sue forme può causare il cancro e gravidanze problematiche. Il pigmento verde 36 oltre al cloro contiene velenosi atomi di bromuro, mentre l'inorganico pigmento verde 50 è un cocktail tossico di cobalto, titanio, nickel e ossido di zinco.

Come racconta il chimico inglese Philip Ball nel libro 'Colore. Una biografia', il verde è sempre stato difficile da sintetizzare e i pittori di tutte le epoche hanno cercato un modo per rendere al meglio le tonalità della natura nei loro quadri, spesso con risultati disastrosi. Nel 1775 il farmacista svedese Carl Wilhelm Scheele, studiando le proprietà chimiche dell'arsenico, preparò l'arsenito di rame di colore verde, subito apprezzato dal mondo dell'arte, tanto che Turner lo impiegò intorno al 1805 in uno schizzo a olio, 'Guildford dalle rive del Wey'. Tale tinta compare anche nella folla di 'Musica nei giardini delle Tuileries', dipinto nel 1862 da Edouard Manet.

Questo colore fu surclassato dall'acetoarsenito di rame, creato nel 1814 dal produttore di vernici Wilhelm Sattler in collaborazione col farmacista Friedrich Russ, e divenuto famoso come 'verde smeraldo' per la gradazione molto brillante. L'arsenico è notoriamente velenoso: quando il colore veniva impiegato nella carta da parati, bastava spazzarla per far volare particelle del metallo letale che, narra la leggenda, uccisero persino Napoleone sull'isola di Sant'Elena.

Il verde è stato, ed è, utilizzato dagli ambientalisti sia per l'immediato richiamo alla natura, sia per il suo essere, in un certo senso, contro il mondo meccanico, proprio per la difficoltà di sintetizzarlo, quasi il colore non volesse essere imbrigliato. In anni recenti è arrivato il riscaldamento globale a rendere il verde il colore più amato del Pianeta, tanto che le aziende si sono convinte che basta dipingere i prodotti di questo colore per renderli ecosostenibili.

In un mondo in cui si organizzano costosissimi meeting internazionali, i cui partecipanti utilizzano mezzi di trasporto inquinanti per arrivare a un nulla di fatto sui temi ecologici, convegni presso i quali si consumano tonnellate di carta per stampare manifesti a favore della raccolta differenziata (che magari finiscono negli inceneritori), la storia del colore verde può apparire banale, invece è esempio lampante di quanto bisogna stare attenti ad ogni particolare per poter cambiare la nostra visione del mondo.

Continuando ad usare il verde come colore dei movimenti politici si rischiano equivoci e problemi, come è accaduto con gli iraniani, stupiti di quanti italiani siano scesi in strada vestiti di verde per manifestare il loro sostegno alla loro lotta contro la dittatura. Peccato che si trattasse di Leghisti. Sì, forse sarebbe decisamente il caso di cambiare colore.

fonte: Nanni Magazine

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