Il mistero delle pietre mobili nella Death Valley in California

Un notevole contributo alle conoscenza naturalistiche popolari nella seconda metà del 20° Secolo è venuto dai documentari prodotti dalla Disney, che ci hanno fatto scoprire molti aspetti della natura segreta del continente nordamericano, dalle regioni fredde del canada ai torridi deserti ai confini con il Messico. Nell'ambito del Nuovo Mondo un particolare fascino promana proprio dai deserti sud-occidentali, i principali dei quali sono il Mojave Desert ed il Sonoran Desert. Il Deserto di Mojave (pronunciato "mo-have" o "mogeiv" secondo che prevalga la pronuncia ispanica o quella anglosassone) interessa gli stati della California e del Nevada; nella parte sud-orientale della California americana il fiume Colorado lo divide dal deserto di Sonora che si estende fino a Phoenix e Tucson in Arizona e a Sud sconfina nel Messico.
In particolare, la nostra attenzione è sempre stata attratta da quella parte del deserto di Mojave dove vi è la più profonda depressione degli Stati Uniti, 86 m sotto il livello del mare: la Death Valley, Valle della Morte, circa 150 km a Nord-Ovest di Las Vegas, uno dei luoghi più inospitali di tutto il pianeta.

Le pietre che camminano

Benché non siano tra i più clamorosi misteri di questo pianeta, le "moving rocks" della Valle della Morte continuano a sfidare ogni spiegazione: sulla Playa asciutta e dura del Racetrack si vedono alcuni radi massi (oggi si fatica a localizzarne più di tre o quattro) e la maggior parte di essi è all'estremità di una traccia che fa pensare che abbia "camminato", talvolta con andamento grosso modo rettilineo, talvolta circolare, sul letto della depressione. Ma, come se non bastasse, mistero nel mistero, nessuno può dire di aver mai visto queste pietre mentre si muovono!
I Rangers cercano di dissuadere i turisti dall'affrontare il Racetrack, anche perché le "moving rocks" sono poche e si suppone che qualcuno non esiti a rubarle come "souvenir", visto che si trovano delle tracce che finiscono senza che all'estremità vi sia nulla; inoltre, incursioni di veicoli potrebbero guastare il paesaggio con tracce "spurie" di pneumatici.

Diciamo subito che il Racetrack è quanto mai suggestivo, indipendentemente dalle pietre, come del resto ogni parte del Deserto di Mojave, ma anche vedere di persona questi massi con la loro lunga traccia sul terreno di argilla secca non aiuta assolutamente a comprendere come si possa produrre il fenomeno.
Sembra quasi che si preferisca mantenere il mistero inviolato e, per quanto ne sappiamo, nessuno ha studiato a fondo le pietre che si muovono con adeguata strumentazione scientifica. I Rangers ripetono che non risulta che nessuno abbia mai potuto vedere il movimento delle pietre né misurarlo e, in effetti, non si può neppure essere del tutto certi che le rocce si muovano!
Sull'argomento non è facile trovare documentazione: sappiamo che nel 1969 Robert P. Sharp del California Institute of Technology iniziò uno studio accurato e prese in esame 25 rocce, delle quali periodicamente controllava la posizione. Una di esse aveva lasciato dietro di sé una traccia lunga 64 m. Tuttavia, le condizioni climatiche proibitive e la mancanza di sponsorizzazioni ufficiali all'impresa non hanno portato nessuno ad affrontare queste problematiche con gli unici mezzi che potrebbero dare un contributo determinante alla soluzione del mistero: telecamere fisse e rilevatori satellitari di posizione.

Tutto fa pensare che le pietre effettivamente si muovano ma, come abbiamo detto, non vi è alcuna testimonianza di ciò se non la traccia al suolo. Qualcuno ha detto che le teorie che sono state formulate per spiegare come si producano la traccia al suolo ed il movimento, apparente o reale che sia, sono tante quanti sono i geologi che se ne sono occupati. La teoria prevalente chiama in causa forti piogge (anche se in media sulla Death Valley non ci sono più di 50 mm l'anno di precipitazioni) che renderebbero viscido il fondo della Racetrack Playa; a questo punto forti venti potrebbero essere in grado di spingere le rocce, sia con moto rettilineo costante che con cambiamenti di direzione. Secondo Sharp se si potesse dimostrare che i movimenti delle pietre avvengono soprattutto nei mesi invernali, si potrebbe chiamare in causa uno strato di ghiaccio sulla superficie della Playa, in presenza del quale i forti venti che si incanalano tra i monti Amargosa e Panamint avrebbero buon gioco.
Questa spiegazione non è del tutto ineccepibile ma non chiama in causa ipotesi più fantasiose come terremoti o perturbazioni del campo magnetico. Per dovere di obiettività, bisogna riportare anche il parere dei più scettici: le pietre non si muovono affatto, se non quando qualcuno le trascina, per gioco, per burla, per continuare qualche antico rituale tribale dei nativi, gli indiani Panamint, o per mantenere viva un'importante attrazione turistica.

fonte: www.naturasegreta.it

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