In Italia 5 miliardi di euro bruciati per la cattiva gestione delle risorse idriche

Reti idriche che perdono circa la metà della loro capacità, sprechi nei consumi domestici e in quelli agricoli. Un mix di fattori che sta rendendo l'acqua sempre più cara. Mentre infuria il dibattito politico sulle strade del risparmio, ci si dimentica dei 5 miliardi di euro che ogni anno vanno in fumo per la cattiva gestione dell'acqua.

La siccità è dietro l'angolo
Il "Blue Book 2010", rapporto sul mondo dell'acqua realizzato da ANEA e Utilitatis, indica che l'Italia è tra i dodici paesi che consumano acqua oltre il livello disponibile (il rapporto tra il totale dell'acqua dolce utilizzata e il totale della risorsa rinnovabile supera il 20%). Dalla ricerca risulta che l'acqua potabile è ancora economica ma su scala globale la siccità è costata all'Europa 100 miliardi in 30 anni. Una situazione che rischia di aggravarsi nei prossimi anni se non ci sarà un cambio di rotta deciso.

Quali costi?
La famiglia italiana tipo spende per il servizio idrico una media di 134 euro l'anno, per un consumo di 100 metri cubi, e 201 euro se il consumo è di 150 metri cubi. Tuttavia il quadro non è omogeneo: gli esborsi più elevati si registrano in Toscana (193 euro l'anno per un consumo di 100 metri cubi e 301 per 150 metri cubi), Liguria (178 e 258 euro l'anno) ed Emilia Romagna (173 euro e 270 euro). Le regioni più virtuose sono invece il Molise (43 e 73 euro) e la Lombardia (60 e 91 euro). Una famiglia con consumi annui di 150 metri cubi ha subito un aumento di spesa del 6,5% tra il 2008 e il 2010 (+2,2 tra il 2008 e il 2009, e +4,2 tra il 2009 e l'anno in corso).

Di chi la colpa?
L'irrigazione contribuisce in maniera determinante alla crescita dei consumi idrici e l'Italia è al primo posto in Europa per estensione agricola irrigata. Tuttavia le differenze territoriali si spiegano soprattutto alla luce degli sprechi: secondo un documento della Confartigianato, il 30,1% dell'acqua immessa in rete nella Penisola non arriva ai rubinetti: per fare un paragone europeo, contro il 7% della Germania.
Colpa di reti colabrodo e di una gestione spesso sconsiderata, oltre che della scarsa vigilanza che lascia campo libero a prelievi non autorizzati. Senza dimenticare lo spreco dell'acqua a livello domestico. La vita è cambiata e con essa le necessità degli italiani che sembrano prestare poca attenzione ad un uso consapevole delle non infinite risorse idriche.

La privatizzazione ci salverà?
Il decreto sulla privatizzazione approvato dal Consiglio dei Ministri prevede gare per l'affidamento della gestione a livello locale, con la possibilità di partecipazione estesa ai privati. Al contempo, impone una progressiva riduzione della partecipazione pubblica nelle società idriche quotate in Borsa. L'obiettivo è di limitare il clientelismo nelle nomine ai vertici delle società, lasciando campo libero alla dinamica della domanda e dell'offerta. Anche se gli oppositori di questa riforma paventano il rischio di ulteriori rialzi dovuti alla necessità delle aziende private di far quadrare i conti. Con il risultato che al momento la riforma resta su carta.

fonte: Yahoo! Finanza

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