65% DEI CASI DA SIRINGHE - Secondo una ricerca pubblicata sulla rivista The Lanc et, in alcuni Paesi il 65% delle nuove infezioni da Hiv deriverebbe dall’uso di siringhe infettate, e un sieropositivo su dieci nel mondo farebbe uso di stupefacenti. Più del 90% dei 16 milioni di dipendenti da sostanze da iniezione non riceve aiuto per evitare di contrarre l'Aids. Con il risultato che la pandemia sta crescendo in Stati come Russia, Cina, Malesia e Thailandia, spiegano gli scienziati, luoghi dove la popolazione tossicodipendente non è coinvolta nei programmi contro l'Aids. E in alcuni Paesi le percentuali sono ancora più alte. Misure di prevenzione come la distribuzione di siringhe pulite e sostanze sostitutive come il metadone, sono considerate dagli esperti come essenziali per arginare la pandemia.LA PANDEMIA NELL’800 - Uno studio uscito sulla rivista Nature sostiene invece ch e la pandemia di Hiv potrebbe essersi diffusa già alla fine dell’800 a causa del la nascita delle città moderne, che sarebbero state come delle «incubatrici» per l’Aids. I primi campioni del virus, trovati rispettivamente nel 1959 e nel 1960 in due diversi pazienti di Leopoldville, sono molto differenti tra loro. E questo ha portato i ricercatori, coordinati da Michael Worobey, a ipotizzare un «progenitore» comune, più vecchio di almeno 50 anni.
TEORIA DOMINANTE E SCIENZIATI «DISSIDENTI» - Diverse le altre ipotesi scientifiche sull’origine dell’Aids, anche se tutte si ispirano alla teoria dominante (o «del cacciatore») secondo cui il passaggio del virus sarebbe avvenuto involontariamente durante la macellazione delle carni di scimmie. Ma gli «scienziati d issidenti» hanno elaborato anche diverse teorie alternative sull’origine dell’Aids, accomunate dall’idea che il virus si sarebbe originato in seguito a esperimenti condotti da scienziati europei nell’Africa coloniale.
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