A Quirra in Sardegna spaventosi dati ufficiali sui tumori

La fuga di notizie (anzi, la pubblicazione pressoché integrale) sul web di una relazione stilata dai medici veterinari delle Asl di Lanusei e Cagliari Giorgio Mellis e Sandro Lorrai che ha rilevato un’incidenza impressionante di tumori tra gli allevatori che vivono e lavorano nei dintorni del Poligono Sperimentale e di Addestramento Interforze del Salto di Quirra (PISQ) e tra i capi di bestiame che pascolano nelle vicinanze fa deflagrare definitivamente - dopo anni di denunce e sospetti - il caso Quirra.

Il PISQ, costituito nel 1956, è una struttura unica nel suo genere in Italia e provvede, oltre che alla sperimentazione di missili e razzi, all’addestramento del personale di Esercito Italiano, Marina Militare, Aeronautica Militare e Arma dei Carabinieri ed alle esigenze di molti Enti Scientifici Nazionali e Stranieri che ne usufruiscono per le loro ricerche. Sin dagli anni ’80-’90 la popolazione del luogo ha denunciato l’abnorme incidenza di tumori avanzando sospetti sulle attività sperimentali della base militare, ma il caso non ha superato il livello della cronaca locale fino alle inchieste RAI News24 di Sigfrido Ranucci, giornalista d’inchiesta oggi a Report, trasmesse nel 2002 e soprattutto nel 2004. Da quel momento
in poi il movimento d’opinione sull’argomento si è diffuso a macchia d’olio, ma la mancanza di dati scientifici ed epidemiologici ufficiali ha finora impedito azioni concrete.

Già il “Rapporto sullo stato di salute delle popolazioni residenti in aree interessate da poli industriali, minerari e militari della Regione Sardegna” pubblicato come supplemento al numero 1 del 2006 della rivista Epidemiologia & Prevenzione e realizzato da un gruppo di medici, statistici ed epidemiologi delle Università di Udine, Torino e Firenze con il coordinamento di Annibale Biggeri, epidemiologo e statistico medico dell'Università di Firenze, aveva rivelato che confrontando i dati della Sardegna con quelli delle altre regioni italiane si osservava una maggiore presenza di malattie infettive (+23% negli uomini; +12% nelle donne), respiratorie (+22% e +15%) e dell'apparato digerente (+26% e +9%). I rischi di morte per cancro polmonare negli uomini mostravano allontanamenti dai valori attesi nelle aree di Portoscuso e Sarroch (entrambe con eccessi del 24%). A Porto Torres, la mortalità era in eccesso nei due generi per tutte le cause (del 4% negli uomini e del 9% nelle donne), per le malattie respiratorie (8 e 28%), per malattie dell'apparato digerente (13 e 21%), per tutti i tumori (ancora 4 e 9%). Anche la mortalità per tumori del fegato era in eccesso nei due sessi (18 e 21%), osservazione confermata dai tassi di incidenza del Registro Tumori locale. Tra le aree industriali, a Porto Torres è stato osservato l'eccesso più consistente di morti per tumori del sistema linfoemopoietico sia negli uomini (osservati/attesi 99/84) sia nelle donne (73/68). Eccessi significativi di morti e ricoveri ospedalieri per linfoma non Hodgkin sono stati osservati nelle aree militari de La Maddalena (mortalità 1981-2001 negli uomini, 17 osservati contro 6,3 attesi, nelle donne 8/5,6). Nell'area di Salto di Quirra, nel 1997-2001 le morti per mieloma (negli uomini 5/2,3) e per leucemie erano aumentate nei due sessi (complessivamente osservati/attesi 20/13,3, statisticamente non significativo).

Proprio su quest’ultima area geografica si sono concentrate poi le indagini scientifiche di Antonietta Morena Gatti del Policlinico universitario di Modena, consulente della Commissione parlamentare d'inchiesta sull'uranio impoverito, che come ricorda il settimanale L'Espresso, ha scoperto, utilizzando un sofisticato microscopio elettronico a scansione, nanoparticelle di metalli pesanti e di leghe di metalli che non esistono in natura nei tessuti di alcuni agnelli deformi nati nella zona, gli stessi risultati ottenuti sulle analisi effettuate sui tessuti dei militari ammalatisi di tumore nei Balcani a causa dell’esposizione all’uranio impoverito.

E ora è il turno della relazione stilata dai medici veterinari delle Asl di Lanusei e Cagliari Giorgio Mellis e Sandro Lorrai, della quale riportiamo alcuni inquietanti brani:
“L’indagine ha interessato 25 aziende zootecniche residenti nel territorio del PISQ. Quattro (4) allevamenti i cui animali pascolano nel territorio di Perdasdefogu e ventuno (21) allevamenti stanziali di Quirra. Per il campione “bianco” è stato scelto un allevamento residente nel territorio del Comune di Talana. Altri sedici (16) allevamenti ubicati nel territorio del Gennargentu sono stati esaminati come indicatore di confronto.

Allevamenti ubicati entro il raggio di 2,7 km dalla base di Capo San Lorenzo

Periodo degli anni 1980 -1995
Gli allevatori hanno riferito che gli anni 1984 -1987 sono da considerarsi il peggior periodo per la maggior parte degli allevamenti. Dai dati raccolti la problematica risulta estesa in tutto il territorio ed interessa quasi tutti gli allevamenti. In questo periodo si sono verificati, negli animali, picchi alti di problemi sanitari e malformazioni genetiche. In particolare :
a) Casi di animali nati con gravi malformazioni (animali nati con testa deformata, con un solo occhio, senza occhi, senza bocca , con numero di zampe inferiore o a volte superiore a quattro ecc.ecc.). Non è stato possibile elaborare la percentuale. Le malformazioni leggere non sono state prese in considerazione.
b) Agnelli o capretti nati con la linea alba non saldata completamente ed una localizzazione ectopica dei visceri addominali in percentuale del 5% – 7% in numerosi allevamenti. Questa malformazione continua a interessare gli animali.
c) Ipofertilità elevata in alcuni greggi. Interessa sia greggi di pecore, che di capre. Gli allevatori hanno utilizzato un massiccio “ turn over” per disfarsi degli animali non fecondi . Gli allevamenti colpiti da ipofertilità in percentuale bassa, hanno eliminato spontaneamente il problema e dopo uno, due anni la fertilità di questi animali è rientrata nella norma.

Periodo anni 1995 -2010
Durante il secondo quindicennio, dai dati anamnestici raccolti risulta che i casi di malformazione genetiche negli animali sono diminuiti, ma vengono segnalati casi gravi teratologici con frequenza periodica costante anche durante questi ultimi anni. Gli aborti sono sempre nella media 0,5 % e non si segnalano particolari periodi di ipofertilità o ipofecondità degli animali.

Allevamenti ubicati oltre il limite di 2,7 km dalla Base di Capo San Lorenzo

Anche questo gruppo di allevatori (secondo i dati anamnestici raccolti) indica negli anni che vanno dal 1985 al 1988 il periodo di maggior interessamento degli animali da malformazioni genetiche:
a) casi di animali nati malformati
b) linea alba non chiusa completamente.
Gli allevamenti che si trovano nelle località “Scala de sa maista” e “Cirronis” con coordinate geografiche 39,562328 – 9,556648 e 39,539433 – 9,552258 sono stati interessati da un intenso fenomeno di malformazioni degli animali anche durante gli anni 2003-2005 e queste riguardavano la nascita di capretti (10% –15%) ciechi e con lesioni cerebrali (dalla descrizione si presume che si trattasse di Idrocefalo) seguita da ipofertilità.

Spiegano Mellis e Lorrai: “I dati anamnestici di veterinaria rilevati (nascite di animali con gravi malformazioni, ipofertilità, aborti, stato di nutrizione scadente, morte) non imputabili a cause infettive o infestive, da soli non dovrebbero essere utilizzati come indicatori. Infatti un dato anamnestico preso in esame singolarmente può significare poco o nulla. Inserito in un contesto di monitoraggio ambientale con altri indicatori di contaminazione ambientale di origine antropica al di sopra della soglia consentita, sicuramente indica una certa criticità del territorio monitorato. Emblematico il caso del territorio di Quirra in località “Tintinau”, sede di due allevamenti di circa 200 capi ovini per allevamento, condotti da quattro fratelli . Tre fratelli impegnati con l’allevamento degli animali in quella zona, nell’arco di pochi anni si sono ammalati da malattie tumorali. Contemporaneamente anche gli animali che pascolano in quei terreni sono stati interessati da problemi sanitari e da problematiche genetiche. E di recente (Dicembre 2009) è stata registrata la nascita di un agnello con una gravissima malformazione. In un “sito ambientale potenzialmente contaminato” (definizione, art. 2 comma c del DM 471 /1999) l’insorgenza di tre casi di gravi malattie neoplastiche in altrettante persone in un breve arco cronologico, ed il contemporaneo interessamento degli animali pascolanti in quel territorio con casi di grave malformazione genetiche è indubbiamente indice di una elevatissima criticità dell’ambiente e di quel territorio”.

Sulla scheda di rilevamento dati anamnestici di ogni allevamento sono riportati anche i dati sullo stato di salute del personale, in particolare i casi emersi di malattie tumorali. La popolazione studiata è esclusivamente quella degli allevatori e loro familiari che in modo diretto si occupano dell’allevamento degli animali nel territorio di Quirra. Sono stati esaminati tutti gli allevamenti stanziali del territorio di Quirra, dodici allevamenti ubicati entro il raggio di 2,7 km dalla base di Capo San Lorenzo e nove presenti al di fuori di tale limite. Sotto la definizione di gravi malattie tumorali alle persone sono comprese tutte le neoplasie emerse, ad esempio leucemia linfatica acuta, (LLA), linfomi di Hodgkin (LH) e non Hodgkin (LNH) e tumori solidi. Le informazioni sui casi di tumore alle persone, sono state fornite inizialmente dalle stesse persone (allevatori) colpite da tale male o dai parenti presenti nell’azienda zootecnica. Tutti i casi emersi inizialmente, in seguito sono stati confermati attraverso o l’esibizione di un documento sanitario, la diagnosi o copia delle cartelle cliniche in possesso delle persone interessate ed in via informale alcune diagnosi sono state anche confermate dalle Strutture Sanitarie interessate. La maggior parte delle diagnosi sono state eseguite negli Ospedali oncologico e microcitemico di Cagliari, ad eccezione di due casi diagnosticati all’Ospedale di Milano, (uno al Fatebenefratelli, l’altro all’Istituto Neurologico Carlo Besta) e uno all’Ospedale di Arezzo. Non sono stati inclusi altri due casi di tumori ad altrettanti allevatori di Villaputzu ( deceduti ) ed un caso di tumore alla tiroide in quanto, pur essendo confermati dai familiari, privi di riscontri. Alcuni allevatori vivono con le loro famiglie presso le stesse aziende zootecniche e praticano costantemente la coltivazione di orti e di frutteti nei terreni adiacenti all’ovile. I prodotti vengono consumati dai familiari”.

Concludono Mellis e Lorrai: “I dati raccolti dall’indagine, sulla salute delle persone impegnate direttamente nella conduzione degli allevamenti, evidenziano la seguente situazione sanitaria: il 65 % del personale impegnato con la conduzione degli animali negli allevamenti ubicati entro il raggio di 2,7 km dalla Base militare di Capo San Lorenzo a Quirra risulta colpito da gravi malattie tumorali. Nel decennio 2000- 2010 sono dieci le persone che risultano colpite da neoplasie tumorali su un totale di diciotto impegnate nei suddetti allevamenti. Si evidenzia una tendenza all’incremento, negli ultimi due anni infatti sono quattro i nuovi casi di neoplasie che hanno colpito altrettanti allevatori della zona. (…) Alla luce di quanto esposto in precedenza, si può affermare che questa indagine ha messo in evidenza l’insorgere contemporaneo di problematiche genetiche (malformazione) negli animali e gravi malattie tumorali nelle persone che si occupano della conduzione degli allevamenti intorno alla zona perimetrale della base militare di Capo San Lorenzo nei territori di Quirra. É sicuramente da approfondire il fatto che alla nascita di animali con malformazioni genetiche negli allevamenti corrisponda l’insorgenza di malattie tumorali nelle persone che lavorano in quel settore. A tale proposito questo fenomeno potrebbe essere ritenuto una sentinella d’allarme per l’uomo, quasi si trattasse di ‘sistemi sentinella animali’ ( SSA). Si ritiene indispensabile un impegno immediato dell’Autorità Sanitaria per arginare il grave fenomeno di neoplasie che colpisce le persone impegnate negli allevamenti della zona (ultimo caso in ordine di tempo l’allevatore ventiquattrenne deceduto il 10 luglio 2010, codice allevamento IT097CA153 ), mentre ulteriori approfondimenti sono ritenuti essenziali al fine di evidenziare eventuali correlazioni causa-effetto”. (Lanusei 13 – 11 – 2010)

La pubblicazione di questi impressionanti dati ha causato una pioggia di reazioni politiche. Il coordinatore del movimento indipendentista Sardigna Natzione, Bustianu Cumpostu ha accusato: “La verità è scomoda ma non si può più nascondere: la Sardegna è la Mururoa italiana. Lo stato italiano, come quello francese nell'atollo polinesiano, con le guerre simulate, sperimenta in Sardegna armi ed esplosivi che uccidono anche indirettamente”. Gianni Fresu, segretario regionale di Rifondazione Comunista ha aggiunto: “Ribadiamo la necessità di liberare l'intero territorio sardo dalla presenza militare. La salute dei cittadini e il sostegno all'economia del territorio non si possono barattare con accordi che mantengono la Sardegna sotto il giogo delle sperimentazioni militari e che impoveriscono la nostra regione”. Claudia Zuncheddu dei Rossomori chiede chiarezza : “La relazione dei veterinari delle Asl di Cagliari e di Lanusei conferma e certifica una verità drammaticamente conosciuta dalla popolazione del Sarrabus. Su questa lunga catena di sofferenza e di morte le istituzioni hanno l'obbligo di intervenire”. Chicco Porcu del Partito Democratico ha commentato: “Non è accettabile che ancora oggi, a 20 anni dalla caduta del muro di Berlino, il 60% delle servitù militari e l'80% delle bombe esplose ricadano sul territorio della Sardegna. È importante conoscere cosa intenda fare il presidente nei confronti del governo nazionale per favorire un progressivo smantellamento delle basi e un adeguato piano di bonifiche che possano restituire quei territori a uno sviluppo sostenibile”. Il Presidente della Regione Sardegna Ugo Cappellacci ha risposto al fuoco di fila dell’opposizione con una nota che recita: “La Giunta è fortemente impegnata sulla questione relativa all'uranio impoverito. Una questione seria che deve essere affrontata col massimo impegno e non con un insensato chiasso strumentale.” L'assessore regionale della Sanità Antonello Liori, ha incontrato alcuni componenti (Antonio Onnis, Fernando Codonesu, Alessandro Murgia e Marco Schintu) della Commissione tecnica del Comitato di indirizzo territoriale che sovrintende al monitoraggio ambientale nelle aree adiacenti al Poligono interforze del Salto di Quirra: “Sono confortato dalla serietà e dalla competenza della Commissione tecnica di esperti, perciò non intendo assolutamente rinunciare alla ricerca della verità. Un incontro importante e soddisfacente, durante il quale mi è stato illustrato l’andamento dei lavori e le tappe conclusive del progetto di monitoraggio. Sono argomenti di grande importanza e nel mio ruolo ho l’obiettivo prioritario di tutelare la salute dei cittadini e tra loro, ovviamente, anche quella dei militari che operano in quella base. Sono convinto che questa attività sia fondamentale per conoscere la verità sull’elevata incidenza tumorale di quel territorio. Sono dati su cui occorre riflettere e non intendo sottovalutare nessuna delle indagini che vengono fatte, anche perché i risultati di queste sono ancora controversi. Perciò, voglio che ogni ricerca sia confortata su basi scientifiche e risponda a criteri oggettivi, ma nessuno deve lanciare eccessive grida di allarme e creare il panico in quel territorio prima che siano completate tutte le analisi. Ho anche chiesto un incontro con il ministro della Difesa Ignazio La Russa, al quale chiederò ampia collaborazione dello Stato nell'accertamento della ricerca. Lo si deve alla Sardegna che tanto ha dato, e continua a dare, in termini di servitù militari e di uomini impegnati nelle Forze Armate”.

fonte: Il Pensiero Scientifico Editore

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