Tra cinque anni lo yuan, la valuta cinese, sarà una moneta internazionale

Nell'arco di cinque anni lo yuan, la valuta cinese, sarà una moneta internazionale. A sostenerlo è l'economista Antoine Brunet, presidente della società AB Marchés.
In un'intervista pubblicata sul quotidiano La Tribune, Brunet dice che ciò avverrà per due motivi. Innanzitutto perché Pechino lascia che le sue banche sviluppino le loro attività di deposito in ambito internazionale. Poi per il fatto che la politica monetaria troppo espansionista degli Stati Uniti ha finito per screditare il dollaro agli occhi dei paesi emergenti.

Se la Fed, la banca centrale Usa, annunciasse l'intenzione di proseguire in questa direzione per evitare una risalita dei tassi a lungo termine che indebolirebbe la ripresa, gli appelli ad abbandonare il biglietto verde si moltiplicherebbero in direzione dell'Arabia Saudita. Sarebbe il preludio alla divaricazione tra la divisa americana e il prezzo del petrolio, oltre a segnare la caduta dell'edificio basato sul biglietto verde.

Per evitare contraccolpi, Brunet suggerisce che i responsabili politici e le imprese multinazionali che lavorano
con la Cina prendano coscienza della violenza della sua guerra economica. Occorre ridare fiato all'alleanza tra i membri del mondo libero e democratico per difendersi vigorosamente dallo sviluppo dell'imperialismo cinese.

A proposito della visita del premier Hu a Washington, l'economista sottolinea che per la prima volta un dirigente del paese asiatico mostra una simile fermezza nel suo messaggio: spazio allo yuan come moneta globale, poiché è finita la supremazia del dollaro come riserva valutaria. I cinesi ricordano che l'imporsi del biglietto verde come riserva aveva largamente contribuito alla caduta dell'Unione Sovietica. Per questo destituire il dollaro è oggi la maniera più efficace per mettere in ginocchio gli Stati Uniti.

Ci si domanda se dietro la sfida monetaria si nasconda una volontà di dominio geopolitico. Per Brunet la risposta è affermativa, perché l'internazionalizzazione dello yuan e la sua affermazione come divisa di riserva non sono che obiettivi intermedi di Pechino. Il valore della sua moneta, così come il suo costo del lavoro molto più basso e i vantaggi fiscali concessi ai gruppi stranieri sono armi forti nella guerra economica condotta da 15 anni a questa parte. Ma pochi, tra le élite occidentali, l'hanno capito. A questo va aggiunto che le spese militari dell'ex Celeste impero aumentano a un ritmo del 17% all'anno.

Per quanto riguarda la richiesta cinese di rifondare il sistema monetario internazionale, Brunet ritiene che si tratti di una follia: se il dollaro perdesse il suo statuto di riserva, i paesi occidentali faticherebbero a finanziare i propri investimenti militari. L'economista francese lancia l'allarme: la classe dirigente dell'Occidente non può continuare a sottovalutare il pericolo proveniente dalla crescita senza sosta del regime autoritario di Pechino.

fonte: Yahoo! Finanza

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