Il prezzo dei carburanti è il più alto di sempre, i gestori minacciano serrate, i Governi calano le braghe. Ma se facessimo valere le nostre ragioni scioperando?
Circola sul web – rilanciato da Beppe Grillo - un invito a boicottare per una settimana le pompe di benzina di Shell ed Esso, compagnie considerate “multinazionali” per eccellenza.
Dice, la provocante mail che molti di voi avranno ricevuto: “Non facciamo uno sciopero, continuiamo pure a comprare carburanti, ma boicottiamo Shell ed Esso rifornendoci da altre marche. Vedrete che quelle boicottate saranno costrette ad abbassare i prezzi per non perdere quote di mercato. E questo innescherà un processo concorrenziale che porterà anche le altre compagnie ad adeguarsi ai nuovi, più bassi livelli”.
Ha funzionato? Poco, per quanto riguarda l’adesione degli automobilisti, tanto a livello di preoccupazione dei petrolieri. Non so se ve ne siete accorti, ma Esso ha lanciato, proprio a cavallo delle feste natalizie, un supersconto di 10 centesimi al litro per i rifornimenti self effettuati in orari di chiusura, presso determinate stazioni.
Risponde in difesa Agip, che — mentre abbandona il glorioso nome per sostituirlo col glaciale Eni — promuove fino al 9 gennaio un concorso dotato di ricchi premi, con lo scopo, non dichiarato (ma evidente perché i premi maggiori sono a sorteggio), di fidelizzare il cliente. E di prevenire azioni di disturbo da parte di guastatori. Tuttavia, l’accadimento sui carburanti più commentato dai giornali è stato un altro: l’ennesima serrata minacciata dai benzinai per l’ultima settimana dell’anno e l’ennesimo accoglimento delle loro richieste da parte del Governo. Sono vent’anni che i gestori avanzano richieste alle compagnie coinvolgendo anche chi non c’entra niente. E sono vent’anni che ottengono quanto richiesto, sulle spalle di chi non c’entra niente.
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