Sotto accusa il colore delle bibite alla Cola ottenuto tramite sostanze chimiche cancerogene

Tutte le bevande alla cola ­ non soltanto la più famosa sul mercato ­ non sono il massimo dal punto di vista nutrizionale. Troppo dolci, gassate e caloriche. Per non parlare delle proprietà corrosive, un pericolo pubblico per lo smalto dei denti. Ma c’è di più: sugli additivi usati ­ insieme con la cola, l’acqua e lo sciroppo di mais ­ per dare il tipico aroma e il caratteristico colore bruno a queste bevande, pende un’accusa ancora più pesante. Quella di essere cancerogeni.

Il colorante chimico al caramello
La denuncia arriva da Center for Science in the Public Interest (Cspi), un’associazione statunitense che si occupa di salute pubblica: con una richiesta ufficiale alla Food and Drugs Administration, ha invitato il Governo Usa a vietare l’uso di un additivo tipico delle bibite alla cola, il colorante al caramello. Secondo la Cspi, questo colorante ­ che, nonostante il nome, non ha nulla a che vedere con il caramello vero e proprio ­ si ottiene facendo reagire lo zucchero di mais con ammoniaca e solfiti ad alta pressione e ad alte temperature. Un processo che porta a sprigionare il
2-metilimidazolo (2-MEI) e il 4-metilimidazolo (4-MEI), due composti chimici che studi di laboratorio hanno collegato al cancro del polmone, del fegato e della tiroide. Come ha spiegato il direttore esecutivo del Cspi, Michael Jacobson, "si tratta di un rischio di tumore minimo, ma significativo abbastanza perché l’autorità governativa che si occupa della salute pubblica intervenga in merito".

Due sostanze pericolose

L’accusa del Cspi è suffragata da studi clinici importanti. Nel 2007, il National Toxicology Program americano individuò in una delle due sostanze sotto accusa ­ in particolare il 4-MEI ­ un agente cancerogeno per il tumore del polmone. Secondo le normative sulla sicurezza alimentare in vigore nella California, 16 microgrammi al giorno di questa sostanza aumentano significativamente il rischio di cancro nell’uomo; considerando che una lattina di bevanda alla cola ne contiene 130 microgrammi (dunque quasi 10 volte in più del limite di sicurezza), il rischio per la salute è più che evidente.
Per far fronte a questa situazione, il Cspi ha chiesto il divieto di usare queste sostanze nelle bevande e nel cibo in genere; in alternativa, di indicare nell’etichetta una qualunque forma di avvertenza ai consumatori.

La difesa dei produttori: "Tutto falso"
L’associazione americana dei produttori di bevande industriali ha respinto fermamente le accuse. In un comunicato ufficiale, nega che le 2 sostanze accusate di essere cancerogene siano effettivamente pericolose per la salute: "In nessun Paese del mondo sono vietate o considerate cancerogene; neanche la Food and Drug Administration le riconosce come tali. La richiesta della Cspi non è altro che un modo per terrorizzare senza motivo i consumatori". Dalla Coca-Cola company, altro secco comunicato di smentita con tanto di precisazione: "La sostanza che si sostiene essere cancerogena, si forma in realtà normalmente nella reazione di imbrunimento durante la cottura, anche nella cucina di tutti i giorni".
Sulle stesse posizioni anche l’Assobibe italiana, che ha escluso che tutti gli ingredienti delle bevande sul mercato nel nostro Paese violino le norme di sicurezza alimentare previste in Italia, in Europa e nel mondo.

fonte: Yahoo! Lifestyle

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