Marzo è alle porte e per moltissimi italiani questo è sinonimo non solo di clima più mite, week-end al mare e pianificazione delle ferie estive, ma anche di starnuti, asma e altri fastidiosi disturbi collegati all’allergia da pollini.
Molti tendono a sottovalutare il fenomeno e si sono abituati a conviverci, altri si preoccupano più che altro di mitigare i sintomi ma non hanno mai davvero approfondito la natura del disturbo. Gli allergologi mettono però in guardia dal fai-da-te: curarsi col buon senso e con i farmaci da banco potrebbe non essere una buona idea.
Prendiamo gli antistaminici da banco: possono aiutare a controllare alcuni sintomi dell’allergia, ma spesso hanno uno scarso effetto su naso chiuso e infiammazione. Inoltre possono indurre sonnolenza, quindi non
andrebbero presi alla leggera. Se si sperimentano effetti indesiderati o se l’uso di questi farmaci di automedicazione non si rivela risolutivo, la cosa migliore è recarsi da un medico, meglio se allergologo, per una diagnosi più accurata sulle cause del problema e per la prescrizione, per esempio, di farmaci anti-infiammatori.
E chi, a causa dei pollini, ha il naso perpetuamente tappato, potrebbe avere la tendenza ad abusare degli spray nasali. Gli esperti dell’American College of Allergy, Asthma and Immunology, che hanno appena presentato una lista di falsi miti in materia di allergie, sostengono che il rischio di assuefazione a questo tipo di farmaco subentra solo se il loro uso si protrae oltre i tre giorni consecutivi. In questo caso ci si può vedere costretti a spruzzare sempre di più per ottenere il sollievo sperato.
Una soluzione naturale al problema farebbe felici tutti. Peccato che non sempre i rimedi naturali rappresentino una panacea. E’ il caso del miele a cui molti attribuiscono un ruolo protettivo nei confronti delle allergie da polline. In realtà il polline che causa allergia è prodotto dagli alberi e dall’erba, non dai fiori con cui le api distillano il miele, quindi consumare questo alimento non aumenta la tolleranza al polline “cattivo”. Per alcuni mangiare miele potrebbe anzi rappresentare un ulteriore fattore di rischio, e causare una reazione allergica anche grave.
Sul rapporto tra allergie respiratorie e alimentari, poi, gli allergologi americani sottolineano che è sbagliato credere che queste due tipologie di disturbi seguano percorsi distinti, che non si incontrano mai. Semmai è vero il contrario: circa un terzo di coloro che hanno allergie ai pollini possono sperimentare anche reazioni allergiche a certi alimenti.
Al Meeting dell’Accademia Europea di Allergia e di Clinica Immunologica che si è da poco chiuso a Venezia sono stati presentati i dati sulla diffusione delle allergie alimentari, in forte crescita, che in Europa riguardano 17 milioni di persone, di cui oltre 3 milioni e mezzo tra bambini e giovanissimi.
Se è vero che i figli di persone allergiche hanno maggiori probabilità di esserlo a loro volta, anche l’ambiente gioca un ruolo tutt’altro che secondario. Uno studio appena presentato dall’Istituto di biomedicina e immunologia molecolare del Consiglio nazionale delle ricerche di Palermo(Ibim-Cnr), ha evidenziato il ruolo innegabile dell’inquinamento da traffico e del fumo domestico nello sviluppo di malattie respiratorie nel capoluogo siciliano. Questi fattori ambientali inciderebbero per oltre il 40 per cento su patologie come asma, e rino-congiuntivite. I più colpiti? I bambini.
Infine uno studio su 3.000 bambini, appena pubblicato sul Journal of Allergy and Clinical Immunology, ha trovato un’associaizone tra un deficit di vitamina D nel sangue e una maggiore incidenza di allergie sia respiratorie sia alimentari. I ricercatori hanno analizzato la sensibilità a 17 allergeni misurando i livelli di immunoglobulina E (IgE), una proteina che viene prodotta dall’organismo quando il sistema immunitario risponde a un allergene. Bambini e adolescenti con bassi livelli di vitamina D (meno di 15 nanogrammi per millilitro di sangue) si sono rivelati più spesso sensibili a 11 dei 17 allergeni testati, tra cui il polline, il pelo di cane, le arachidi. Tra gli oltre 3.000 adulti testati, invece, non è apparso alcun tipo di associazione tra livello di vitamina D e allergie.
fonte: Blog Panorama
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