Secondo il report del settimanale britannico, "il prezzo del greggio ha probabilmente dato un forte contributo ai problemi dell'euro perché i Paesi dipendono in gran parte dall'oro nero estero". Per uscire dalla difficile contingenza economica la soluzione è affrancare la società dai combustibili fossili
Tra lo spread altalenante, i debiti sovrani che appesantiscono i bilanci degli stati e i severi giudizi delle agenzie di rating, l’oro nero era quasi passato in secondo piano. Tutti credevano che la crisi fosse di carattere finanziario, eppure è ancora lui uno dei protagonisti principali di questi tempi difficili. Lo sostiene la prestigiosa rivista scientifica Nature, che ha pubblicato un’approfondita analisi sull’incidenza del prezzo del petrolio nella crisi globale. Secondo il report del settimanale britannico, “delle undici recessioni verificatesi negli Usa dopo la Seconda guerra mondiale, dieci, tra cui l’ultima, sono state precedute da un balzo improvviso dei prezzi del greggio”. E’ la stessa Agenzia internazionale per l’energia a certificare che, quando il prezzo del petrolio supera i 100 dollari al barile (in questo periodo è attorno ai 110) è l’intera economia mondiale a entrare in sofferenza.
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Secondo Nature le recessioni sono scatenate dagli aumenti del petrolio
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