Produrre composti antitumorali sfruttando il dna dell'oppio. Le basi di questa idea sono spiegate su Science, in uno studio del Centre for Novel Agricultural Products dell' Università di York e dei laboratori australiani della farmaceutica GlaxoSmithKline; in particolare vi sono descritti il meccanismo e i geni — 10 in tutto — grazie ai quali il fiore dell'oppio (Papaver somniferum), solitamente coltivato per ottenere farmaci e stupefacenti, sintetizza la noscapina, un alcaloide già noto per le sue proprietà antitumorali.
La noscapina, isolata dal papavero dell'oppio nel 1817, è usata da almeno 50 anni per la sua efficacia come antitosse. I suoi effetti su molti tipi di cancro sono stati invece dimostrati dal 1998, e sono legati alla capacità di bloccare la divisione delle cellule, inducendone la morte programmata (apoptosi). Malgrado la noscapina funzioni meglio di altre molecole tradizionalmente usate in chemioterapia (vedi i taxani), ad oggi non si conosce il procedimento per sintetizzarla in modo efficiente (ed economico) in laboratorio, per avviarne una produzione su larga scala.
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