Che i regolamenti condominiali non possano più contenere il divieto di
detenere “animali domestici” è al tempo stesso una buona e una cattiva
notizia. Per l’Associazione Nazionale Medici Veterinari Italiani che
fino all’ultimo aveva chiesto di tornare alla definizione di “animali da
compagnia”, la riforma del condominio licenziata dalla Commissione
Giustizia del Senato è un ottimo risultato per cani e gatti “ che sono
animali “domestici”- ma al tempo stesso è un passo indietro nella
cultura della convivenza uomo-animale: milioni di animali esotici
d’affezione, come criceti, conigli nani, uccelli e pesci, sono stati
dimenticati. E con loro milioni di famiglie che li tengono in casa.
Per l’ANMVI il Legislatore ha perso l’occasione
per adottare una definizione scientificamente esatta e giuridicamente
sostenibile. Adottando l’impropria definizione di “animali domestici”,
il condominio dice sì al maiale (che è domestico) in salotto e no al
criceto (che non è domestico). Le liti condominiali aumenteranno. Gli
abbandoni degli animali rimasti fuori dalla tutela condominiale sono un
rischio concreto.
In Italia il 41% dei nuclei familiari ospita in
casa un animale: secondo le stime, in Italia ci sono 7 milioni di cani,
7 milioni e mezzo di gatti, 2 milioni di conigli, 1 milione di
tartarughe e altri 40 milioni tra pesci ed uccellini. Il coniglio è
statisticamente il terzo animale più presente nelle case degli italiani
dopo cani e gatti, con 2 milioni di esemplari, seguono poi un milione di
tartarughe d’acqua dolce, 500.000 roditori, 50.000 iguane, 10.000
serpenti e circa 500.000 altri animali esotici (nel significato
originale del termine). Ma il numero più elevato di esemplari si stima
per uccelli e pesci, a causa dell’abitudine ad ospitarne quasi sempre
più d’uno: sarebbero ben 13 milioni gli uccellini nelle case italiane, e
quasi 30 i pesci.
ANMVI (Associazione Nazionale Medici Veterinari Italiani)
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