La dipendenza del settore agricolo europeo dall'importazione di proteine
destinate all'alimentazione del bestiame è dannosa dal punto di vista
ambientale ed estremamente costosa.
Ogni anno, l'Unione Europea
importa circa 30 milioni di tonnellate di farina di soia, o di proteine
equivalenti. La farina di soia, una coltura economica e resistente,
viene spesso coltivata in regioni del mondo dove vengono disboscate
terre con elevate riserve di carbonio, come le foreste pluviali. Questo
dannoso cambiamento dell'uso del suolo è insostenibile, perché distrugge
preziosi habitat naturali e rilascia nell'atmosfera enormi quantità di
anidride carbonica, che favoriscono il cambiamento climatico. La domanda
di farina di soia sta registrando, inoltre, una certa crescita, spinta
in parte dalla produzione di bestiame delle economie in rapida crescita,
in particolare Cina e India.
In questi Stati, popolazioni sempre più benestanti
optano per un regime alimentare che contempli maggiori quantità di carne
e prodotti lattiero caseari, alimenti che richiedono un tipo di
foraggio altamente proteico. Nel 2011, la sola Cina ha consumato 40
milioni di tonnellate di farina di soia e, alla fine del 2012, una delle
principali aziende cerealicole del Paese, la Dongling Grain and Oil Co,
ha sottolineato come la produzione mondiale debba continuare a crescere
al ritmo del 4-5% per soddisfare la domanda.
Nella produzione di
carni suine e di pollame, il foraggio costituisce circa due terzi di
tutti i costi produttivi. Negli ultimi anni, l'aumento del costo dei
mangimi, associato a prezzi alla produzione statici o in calo e ad altri
fattori, ha portato molti allevatori a cessare la produzione.Pertanto, è
assolutamente necessario allentare la tensione ambientale e finanziaria
inerente la produzione di proteine, cosa che non è passata inosservata
da parte del governo o dei produttori alimentari.
Negli ultimi due o
tre anni, la ricerca concernente le fonti proteiche alternative ha
registrato un incremento significativo. In linea generale, la ricerca
coinvolge gran parte del governo, dei fornitori di input
all'agricoltura, dei produttori alimentari, degli agricoltori e delle
organizzazioni di ricerca, come l'ADAS. Uno dei progetti di ricerca è
volto a verificare la possibilità di concentrare le proteine contenute
nelle foglie di colture commerciali, come l'erba medica o alcune specie
di brassica, in quantità e qualità sufficienti per essere utilizzate nei
mangimi animali.,Difficilmente l'agricoltura globale potrà mai fare a
meno della farina di soia: è troppo abbondante ed economica da produrre.
Tuttavia, devono essere compiuti significativi passi avanti per ridurre
la dipendenza dalla fonte proteica per motivi ambientali, geopolitici
ed economici.
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L'alimentazione del bestiame sta contribuendo al cambiamento climatico
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