Mentre, davanti alle telecamere, la politica è impegnata a parlare di
presidenzialismo e scissioni partitiche, passano striscianti in
Parlamento le misure di tassazione più infime. Come l’emendamento [1],
approvato ieri dal Senato, sull’aumento dell’imposta di bollo.
Allo
Stato servono 1 miliardo e 200 milioni di euro per ricostruire
l’Abruzzo (riparazione di immobili danneggiati e acquisto nuove
abitazioni) e, ovviamente, a pagarli saranno i contribuenti. Le risorse
arriveranno quindi, secondo quanto prevede l’emendamento, dall’aumento
delle consuete marche da bollo.
Ecco i nuovi importi:
- le marche da 1,81 euro passeranno a 2,00 euro;
- le marche da 14,62 euro passeranno a 16,00 euro.
L’aumento
dell’imposta di bollo dovrebbe assicurare maggiori entrate per 197,2
milioni di euro all’anno e quasi 100 milioni per i restanti mesi del
2013.
Come detto, le risorse saranno destinate ai Comuni
terremotati dell’Abruzzo per la concessione di contributi per l’edilizia
privata.
Ricordiamo che chi acquista una marca da bollo, qualora
non la utilizzi, non può restituirla al tabacchino. Infatti, la legge
sul bollo [2] non ammette il rimborso dell’imposta quando questa è
assolta in modo “straordinario”, ossia mediante marche da bollo. Per
recuperare l’importo pagato inutilmente – visto che non è neanche
possibile la domanda di rimborso allo Stato – l’acquirente potrà solo
tentare di rivendere le marche a un privato che ne faccia largo uso,
anche in tagli di valore rilevante (per esempio, banche o notai).
Dunque, la marca da bollo non utilizzata può ben essere rivenduta.
[1] Al d.l. n. 43/2013.
[2] Art. 37, comma 4, Dpr 26.10.1972 n. 642.
laleggepertutti.it
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