
Gli abiti utilizzati d`inverno per la vita all'aria aperta (giacconi, impermeabili ecc.) sono spesso trattati per evitare l'assorbimento dell'acqua o per abbattere il freddo. Così Greenpeace ha raccolto 17 campioni fra i vestiti più diffusi sul mercato e li ha fatti analizzare da un laboratorio biochimico, scoprendo dei dati allarmanti. Alta la diffusione dei perfluorocarburi (PFC), noti per danneggiare il sistema immunitario, la fertilità e la normale funzionalità della tiroide. Lo stesso vale per il perfluorottano sulfonato (PFOS), rinvenuto in quantità di diverse volte maggiori alla soglia massima di legge.
Le aziende di abbigliamento outdoor usano, molto spesso, le immagini di una natura selvaggia e incontaminata nella loro pubblicità, eppure i loro prodotti - dice Greenpeace - contengono sostanze pericolose che contaminano persino la neve in alta montagna. Non è un problema solo dei Paesi dove si trovano le industrie tessili. Il nostro studio dimostra che sostanze come i PFC, altamente volatili, evaporando viaggiano anche nell'aria che respiriamo, oltre che nell'acqua, quando facciamo il bucato.
Così spiega Chiara Campione, Project Leader di "The Fashion Duel" di Greenpeace Italia. Non è però tutto: oltre alle sostanze già citate, l'analisi ha rivenuto anche acido perfluorottanico (PFOA), fluorotelomeri (FTOHs), nonilfenoli e ftalati, dei noti interferenti endocrini già vietati nei prodotti per i bambini. Un fatto preoccupante secondo l'associazione ambientalista, perché sul mercato già esistono alternative con membrane impermeabili e traspiranti che non fanno ricorso a PFC e altri elementi tossici.
Fonte: APCOM
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