Donne e mobbing - 20 lavoratori su 100 vittime di mobbing

La comunità scientifica è d’accordo nel definire “il mobbing come un’aggressione psicologica, una forma di offesa morale, volta a spingere una persona alla sua esclusione dal contesto lavorativo o a danneggiare alcuni aspetti del ruolo lavorativo e della mansione.”
Non tutte le offese o i conflitti sono mobbing; per etichettare come mobbing i comportamenti di vessazione devono essere esercitati ripetutamente e regolarmente (ad esempio, ogni settimana) e per un periodo di tempo di almeno 6 mesi.

Il mobbing è un processo di intensificazione del conflitto nel corso del quale una persona che si trova in una posizione di inferiorità è vittima di sistematiche azioni negative da parte di uno o più aggressori.

Il mobbing non si riferisce né a un conflitto scaturito da un incidente o da un evento isolato.
Azioni come l’isolamento forzato, comportamenti intimidatori, pettegolezzi infondati e ostacoli continui alla gestione del lavoro possono produrre seri danni alla salute psico-fisica del lavoratore.
I danni non sono solo per il singolo; un lavoratore mobbizzato di solito tende a svolgere la propria mansione male e questo influenza l’azienda e la società stessa.
Secondo alcuni studiosi un caso di mobbing costa all’azienda non meno di 40.000 euro tra assenza, produttività ridotta e spese giudiziali.

Pur trovandosi in questa terribile situazioni molte vittime preferiscono non denunciare per paura di non essere credute o per paura di perdere il lavoro e di incontrare difficoltà insormontabili nel trovarne un altro.
Tuttavia sempre più enti sindacali e professionisti si stanno interessando al fenomeno fornendo alle persone sostegno psicologico, legale e sindacale.
Affrontare il problema è già un passo per la risoluzione.
Ma che ruolo ha il genere?
Sembra che le donne siano particolarmente colpite anche perché fisicamente e culturalmente percepite come più deboli. Spesso si va a colpire il loro ruolo di mamma: ci sono casi di mobbing in cui il datore di lavoro mal sopporta la gravidanza della lavoratrice che viene vista come un ostacolo o una perdita di tempo e/o economica; donne incinta o con figli piccoli a cui viene fatta pressione e mobbing, a cui vengono negati i loro diritti di lavoratrici/madri al fine di farle licenziare, rendere il posto disponibile per essere rimpiazzate da un lavoratore che non presenta uno “stato interessante”.
Paradossalmente anche le donne single sono oggetto di mobbing: viene richiesto loro uno sforzo lavorativo maggiore perché prive di prole e spesso le vessazioni possono sfiorare o entrare a pieno titolo nella violenza sessuale.
Un processo di empowerment della donna permetterebbe lo sviluppo di strategie di gestione del fenomeno: una donna che non si percepisce debole, ma si sente proattiva, supportata e conosce i propri diritti ha meno possibilità di soffrire per vessazioni lavorative.
Approfondiamo questo argomento sabato 14 Febbraio 2015 nell’incontro “Donne e mobbing” per il ciclo di seminari “Essere donna non solo l’otto marzo” con il Dr. Romeo Lippi ore 10,30 presso il Csc piazza S.Francesco 2 Viterbo.

Dr.Romeo Lippi

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