PROGETTO SETI

"Anche la più intelligente delle ricerche non presenta naturalmente garanzie di successo. Tuttavia, abbiamo una forte e ponderata speranza di successo. Abbiamo passato i confini degli oceani, siamo andati oltre la Luna e Marte nello spazio interstellare. Con il passare degli anni ci porremo, senza desiderio di speculazione ma basandosi su solide e ripetibili investigazioni, la domanda di tutte le domande: "Siamo le sole menti pensanti tra le stelle? Il primo segnale che riveleremo ci darà la risposta!"

Philp Morrison, MIT October 12, 1993

Il progetto SETI (acronimo per Search for Extra Terrestrial Intelligence, cioè ricerca di vita intelligente extraterrestre) è un’organizzazione finanziata fino al 1993 dalla NASA e passata oggi, grazie al taglio delle spese federali da parte del senatore del Nevada Richard Bryan , ai privati e alle molte industrie hi-tech che si trovano nella Silicon Valley (Ca) dove lo stesso ha sede, che utilizza per il proprio scopo i maggiori radiotelescopi del mondo.

Lo scopo principale del progetto è:

- Ricevere segnali inviati appositamente da civiltà aliene;
- Intercettare segnali inviati nello spazio da altre civiltà;

I radiotelescopi scandagliano il cielo 24 ore su 24 registrando su diverse frequenze, un “rumore” proveniente dallo spazio. In seguito queste registrazioni vengono analizzate sperando di captare qualcosa che non sia il solito “rumore di fondo”, ma un segnale di evidente origine artificiale.

Al momento il segnale radio che si cerca è monocromatico cioè composto da una sola frequenza (portante radio). Se qualcuno volesse intenzionalmente farsi "sentire" probabilmente userebbe un tale tipo di segnale perché molto facile da generare e facilmente distinguibile, con gli analizzatori di spettro, dagli altri segnali a larga banda di origine naturale provenienti dal cosmo.

Nella scelta della banda dello spettro elettromagnetico attraverso cui cercare tracce di vita intelligente si deve tenere conto che, dovendo osservare con strumenti basati a terra, solo le finestre radio ed ottica sono "aperte" sull'universo. In altre parole l'atmosfera è trasparente solo alle frequenze relative a queste bande mentre alle altre è completamente opaca, se ne deduce che la ricerca da terra può essere condotta solo attraverso queste due bande. Il programma SETI prevede l'uso di radiotelescopi che studiano il cielo a lunghezze d'onda non percepibili dall'occhio umano.

La domanda posta spesso non è se possano esistere delle altre civiltà, seremmo degli egoisti se pensassimo di essere le uniche forme di vita nell'universo, ma teoricamente quante potrebbero essere?

Per tentare di dare una risposta plausibile a questa importante domanda, usiamo la formula di Drake (Frank Drake è uno dei padri fondatori del SETI). Questa ci dà una buona stima circa l'ipotetico numero di civiltà potenzialmente rilevabili:

N = R . Fp . Ne . Fl . Fi . Fc . L

Dove:

N = numero di civiltà nella Via Lattea le cui emissioni radio sono potenzialmente rilevabili;

R = velocità di formazione di stelle (numero di stelle per anno) "adatte", tipo il Sole, all’interno della Via Lattea;

Fp = frazione di queste stelle che presentano sistemi planetari;

Ne = numero di pianeti per sistema con ambiente adatto alla vita;

Fl = frazione di pianeti in cui la vita si evolve;

Fi = frazione di pianeti in cui si evolve vita "intelligente";

Fc = frazione del numero di civilizzazioni che sviluppano una tecnologia in grado di lasciare un segno della loro presenza nello spazio (ad esempio onde radio);

L = periodo di tempo in cui questa civiltà rilascia nello spazio evidenze della sua presenza come, ad esempio, onde radio.

Se, per puro esercizio, assegniamo ai fattori appena descritti valori plausibili:

R = 30
Fp = 20%
Ne = 1
Fl = 10%
Fi = 20%
Fc = 10%
L = 1000 anni

si ottiene una stima del numero N di ipotetiche civiltà presenti nella nostra galassia, in grado di "farsi sentire", pari a 12.

I dati raccolti dal radiotelescopio vengono poi processati dal sistema SERENDIP IV Search for Extraterrestrial Radio Emissions from Nearby Developed Intelligent Populations), un analizzatore di spettro ad altissima risoluzione ideato nell'ambito del progetto SETI nell'Univerità di Berkeley.

Alla fine degli anni 90, viene realizzato un software SETI@home e viene preparato un sito web per far conoscere il progetto al mondo intero oltre che per scaricare il software necessario per aderire al progetto stesso. Il 17 maggio del 1999 il progetto diventa operativo a tutti gli effetti

SETI@home è un progetto che permette a milioni di persone (ad oggi più di 4 milioni !) di partecipare alla ricerca di intelligenze extra terrestri (SETI). Si tratta di una architettura software composta da un backend e da (eventualmente) un frontend, entrambi sono programmi free scaricabili dal sito di SETI@home (tuttavia occorre segnalare che i sorgenti non sono disponibili). Il backend si chiama setiathome ed è un programma che "gira" sempre sulla macchina client; eventualmente poi per visualizzare varie informazione relative al processo si può utilizzare il frontend, sia sotto forma di screensaver sia di semplice ed intuitiva applicazione ad interfaccia grafica. Il backend scarica dal server dell'Università di Berkeley un pacchetto di dati, detto work unit (WU), ed inizia in automatico ad effettuare tutte le computazioni del caso sul pacchetto (pacchetto e work unit sono considerati sinonimi). Dopo un tempo che può variare in media da un giorno a svariate ore il pacchetto oppurtunamente elaborato viene rispedito via Internet al server, il tutto in maniera trasparente. Se in quel momento non si sarà collegati alla Rete vi verrà richiesto in qualche modo di effettuare una connessione. Un nuovo pacchetto sarà poi scaricato e così via ciclicamente .... finchè non sarà trovato un pacchetto che ci faccia risalire a qualche forma di vita aliena ! Non dobbiamo preoccuparci se abbiamo scaricato una work unit e se l'abbiamo poi cancellata per sbaglio. Infatti e' previsto un range temporale tra download del pacchetto "grezzo" e upload del pacchetto processato di circa 60 giorni, dopo di che il pacchetto viene nuovamente assegnato a qualcun'altro. In una work unit sono registrati 107 secondi di spazio, sembrano pochi, ma la durata dell'elaborazione e' tutt'altro che breve.

fonte: http://www.thexblog.net

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