Mondiali di Nuoto Roma 2009: Progetti mancati, debiti e annunci

I MONDIALI di nuoto di Roma hanno prodotto tre risultati positivi, e regalato tanta propaganda. Necessaria per far dimenticare da dove si era partiti e che cosa stava accadendo, necessaria per far dimenticare affaracci, inchieste, violazioni, cantieri mai finiti. Furbizie e approssimazioni, anche in corso d'opera.

La propaganda. Come accade negli anni dello sport "show business", come accade quando un media di prima fila - la Rai, nella fattispecie - è proprietario dei diritti televisivi e quindi primo promotore dell'evento (che non è più solo un evento sportivo, ma ha implicazioni di business e amministrazione di una città, di politica sportiva e politica tout court), dal primo giorno i responsabili di "Roma 2009" hanno fatto a gara per comparire davanti alle telecamere e dire a due milioni di spettatori: "È stato un successo". L'hanno fatto, in una competizione, questa sì, personale, Giovanni Malagò presidente del Comitato organizzatore e Paolo Barelli presidente della Federazione italiana nuoto. Scattava uno ad osannare in diretta la figlioccia Federica Pellegrini, i suoi ori, e dopo un quarto d'ora arrivava l'altro a dire che l'intero evento era stato un trionfo su cui non si avrebbero dovuto avere dubbi preventivi. Partiva uno, in riva al fangoso mare di Ostia, e baciava la medaglia di Valerio Cleri nel fondo, poi arrivava l'altro dicendo che quell'oro era figlio del fatto che la federazione aveva scelto l'area di gara (e di allenamento). Sette giorni prima un maestrale di forza medio-bassa aveva fatto saltare il pontile dell'arrivo appena posato, ma quella figuraccia no, non era figlia dell'organizzazione, della Federnuoto.

Il bilancio e il futuro. Al netto della propaganda, proviamo a dire che cosa è successo in questi sedici giorni di tuffi e nuoto, di sincro e pallanuoto. E' successo che l'Italia ha confermato il rango di Sydney, l'estate del Duemila che ci fece salire al livello di una media potenza del nuoto. Cina, Usa, Russia, Germania restano lontane, come negli altri sport olimpici. Però ce la giochiamo, intorno al settimo-ottavo posto, con la Gran Bretagna e un'Australia in declino. Lasciamo alle spalle i francesi, che restano un riferimento sportivo, e la nuova potenza dello sport mondiale: la Spagna. Il problema è che siamo su livelli altissimi con due donne del nuoto (Pellegrini e Filippi) e nei tuffi femminili. Crolliamo, in vasca, con gli uomini: mai così male in un mondiale. Ci salva, in mare, un Cleri d'acciaio nella 25 km. A terra tutta la pallanuoto, maschi e femmine. Ancora acerbo il sincro. In tutto questo la federazione, va ricordato, ha mostrato un conflitto strutturale con molti atleti vincenti (Pellegrini e Cleri, per dire) su dove e come allenarsi, su quali costumi indossare e con quali sponsor. Ai tuffi, in crescita, il presidente Barelli aveva appena tagliato il 30 per cento dei finanziamenti. Quindi, offrendo la giusta gerarchia a queste medaglie - gli atleti innanzitutto, poi i tecnici -, la federazione dovrebbe tornare ad occuparsi solo di promozione sportiva utilizzando ragazze e medaglie per produrre una crescita ulteriore del movimento sportivo.

Poi? Poi ci sono i buoni risultati d'ascolto televisivo, con un dispiego di telecamere sopra la vasca capace di rendere una disciplina più spettacolare di quello che realmente è. E i buoni risultati - con "sold out" rari, in verità - di pubblico agli stadi, a dimostrazione che Roma è una città pronta ad abbracciare gli eventi.

Al netto della propaganda, però, vanno segnalate altre questioni, che possono aiutare a costruire un giudizio sereno sulla manifestazione inserendola più correttamente in un contesto sportivo e politico che ci chiederà nuovi sforzi: Roma, il prossimo anno, vorrebbe candidarsi per ospitare le Olimpiadi estive del 2020. Tremano i polsi al pensiero.

Progetti mancati. Bene, ai mondiali di nuoto siamo arrivati abbandonando e poi congelando un costoso e ambizioso progetto: la Tor Vergata dell'architetto valenciano Santiago Calatrava. Ad oggi le spese vive sono state di oltre 200 milioni di euro, riprendere in mano l'opera e completarla ne costerà almeno seicento. La giunta veltroniana per questi mondiali ha poi organizzato un complesso piano di impiantistica per la città che prevedeva tre poli natatori pubblici e federali: ad oggi sono costati il doppio (56 milioni) del preventivato e non hanno le annunciate foresterie. Quindi, il vecchio Comune con l'assessore Morassut ha progettato un corredo di nuove vasche private attraverso un bando poco pubblicizzato, che non ha tenuto conto delle necessità di una città che ha una densità/piscine superiore a Los Angeles ma anche una prateria di quartieri totalmente sprovvisti. Alla fine, infatti, il "piano privato" ha premiato il "giro Barelli" e i circoli ricchi.

Piscine e abusi. La giunta Veltroni ha tentato di mettere un freno alla fame di cantieri, ma con l'arrivo di Alemanno in Campidoglio si è lasciata mano libera al muratore straordinario Claudio Rinaldi che, su spinta federale, ha bucato ogni "no" regalando piscine di fronte alla Tomba di Cecilia Metella, in area di sversamento del Tevere, in zone protette. Le inchieste giornalistiche e gli esposti ambientalisti hanno anticipato l'indagine della procura di Roma, che ha fin qui dichiarato illeciti quattro impianti. Scavando, si sono scoperti appalti pubblici sospetti (due pubblici e uno privato) e il tentativo della camorra di ottenere sponde amministrative per entrare nel giro d'affari. A mondiali finiti, le inchieste della magistratura proseguono e, così, il lavoro della Corte dei conti per gli eventuali danni erariali.

Questo appena descritto - traducibile in "affari e cemento" - è il mastodontico problema lasciato dai mondiali di nuoto di Roma, al quale un affannato giro di consigli comunali straordinari e sanatorie "ad piscinam" (della giunta Alemanno e dei tecnici di governo) non ha fin qui posto rimedio. Il sindaco è consapevole che la partita urbanistica di un mondiale finito è ancora aperta e che ci vorranno altri soldi e sofferenze per completare piscine che, alla fine, tonde, corte, poco profonde com'erano, non sono servite a quasi nulla per l'evento sportivo. Né per gli allenamenti, né per l'ospitalità. Da settembre dovranno servire - tutte - ai romani.

Annunci e debiti. Poi c'è stato il mondiale in sé, annunciato come un evento da boom turistico e con un giro d'affari in grado di ritoccare il Pil nazionale (in tempi grami). L'Istituto Piepoli in una ricerca commissionata parlò di 2,6 miliardi di euro smossi, cifre superiori agli investimenti fatti per salvare l'Alitalia: lo 0,2% del prodotto interno lordo. "Boom", appunto. La roboanza dell'annuncio sta lasciando il posto ai lamenti degli albergatori e ai rossi di bilancio del comitato organizzatore. A fronte di 3 milioni di euro incassati al botteghino, "Roma 2009" potrebbe lasciare in eredità uno sforamento del budget previsto (45 milioni) tra i 6 i e 9 milioni. Da giorni è partita la trattativa per il ripianamento del debito. A chi tocca? Il Comune si è astenuto nell'ultimo cda. La Federnuoto sa che una sua eventuale richiesta di mutuo al Coni potrebbe essere bocciata. D'altronde, molte aziende devono essere ancora saldate e per far partire la cerimonia di apertura Giovanni Malagò ha dovuto garantire con fideiussioni personali.

Marmi bucati, vasche fredde. Ecco, questa è anche l'eredità di un mondiale che per fretta e sciatteria ha bucato i marmi anni '60 dello stadio del nuoto, che ancora al quarto giorno di gare (quarto su sedici) regalava un martello pneumatico come ritmo di fondo per tuffatori bisognosi di concentrazione, un mondiale che ha visto la fuga dei volontari al Villaggio e che, facendo lavorare con un'intuizione nobile diversi disabili, poi li ha lasciati senza ascensori, senza rampe, senza carrozzine. E' stato il mondiale, Roma 2009, dove molte nazionali straniere hanno rifiutato di allenarsi in piscine troppo fredde, troppo basse, senza spogliatoi. Altri atleti si sono cambiati in pullman o alla federazione atletica, altri, la nazionale italiana femminile di pallanuoto, sono stati spediti contro volontà all'inaugurazione dell'impianto di Anzio per placare le urla del presidente della Provincia, Nicola Zingaretti, dimenticato in mezzo al caos. Sono stati i mondiali dei biglietti dell'inaugurazione regalati all'ultimo momento, del mancato accredito di un campione dei tempi bui come Marcello Guarducci, oggi critico con i vertici federali (ha rimediato all'ultimo momento il Coni). Sono stati i mondiali dove ha trionfato il taglieggio dei parcheggiatori abusivi dello stadio Olimpico, dei prezzi da boutique per una bottiglietta d'acqua, dei bus che non arrivavano mai.

E' stata anche questo, Roma 2009. Lo hanno detto sedici giorni di evento. Alla vigilia di una possibile candidatura olimpica - la Candidatura per il 2020 - abbassare la propaganda, registrare i fatti e ricordarsi chi sono stati fin qui i protagonisti farebbe bene al prosieguo.

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