Secondo l'OMS contro l'influenza A basta il paracetamolo

Le nuove linee guida dell'Organizzazione mondiale della sanità avvertono: "Antivirali, solo nei casi molto gravi ed entro le 48 ore". Soltanto così si evita il pericolo di resistenza al farmaco. La maggior parte delle persone guarisce in una settimana con antifebbrili e antinfiammatori.

Fa paura perché si diffonde velocemente. L'influenza A ha un’aggressività clinica simile alla consueta epidemia stagionale ma, a parità di pericolosità, colpisce più persone. Per adesso però, avvertono i massimi esperti dell’Organizzazione mondiale della sanità, non è possibile fare previsioni: “Dire se il peggio sia passato o stia per arrivare – ha spiegato nei giorni scorsi il direttore dell'Oms, Margaret Chan, al meeting sull'influenza a Pechino – è molto difficile. Dobbiamo prepararci a qualsiasi eventualità: a un mutamento del virus o anche a una seconda o terza ondata, come avvenuto nelle precedenti pandemie”.

L’unica certezza che si ha in questo momento è che non bisogna abusare degli antivirali. Questi farmaci non devono essere somministrati alle persone sane che contraggano il virus A/H1N1 perché non è necessario. L’ha detto l’Oms nelle linee guida, frutto di un lavoro condotto da un panel internazionale di esperti che ha esaminato tutti gli studi disponibili sull’efficacia e la sicurezza di oseltamivir e zanamivir.

NON ABUSARE DEGLI ANTIVIRALI
“Bisogna chiarire che questa influenza ha una virulenza lieve – spiega il professor Giorgio Palù, ordinario di microbiologia e virologia all’università di Padova e presidente vicario della Società Europea di virologia – e pertanto gli antivirali vanno usati con estrema cautela. Lo dice l’Oms e lo ribadisce il ministero della Salute italiano. Nelle linee guida del nostro Paese è raccomandato un uso molto accorto di oseltamivir e zanamivir: i farmaci vanno somministrati solo nei casi gravi e, soprattutto, entro le 24 o 48 ore al massimo, per non ridurne l'efficacia”.

Il rischio è di assumere il farmaco inutilmente. Non si può rischiare che durante una pandemia si sviluppino casi di resistenza dovuti all’eccessiva somministrazione della molecola. E già nei mesi scorsi sono stati registrati casi di resistenza in Messico, dove c'è stato il primo focolaio e dove c'è stato un abuso di antivirali.

OMS: “SOLO I SOGGETTI A RISCHIO”
Proprio l’Oms nelle nuove linee guida sull’uso degli antivirali ribadisce: “Prima i soggetti a rischio: le donne incinte, gli anziani e i bambini sotto i cinque anni”. Il Tamiflu infatti, se correttamente prescritto, può ridurre in modo significativo il rischio di polmonite (una delle principali cause di morte di quest'influenza) e la pandemia di influenza stagionale oltre a ridurre la necessità di ricovero.

E così, una delle raccomandazioni è di somministrare il farmaco al più presto, anche senza attendere l’esito degli esami di laboratorio, i quei soggetti che possono avere complicazioni, cioè chi ha disturbi respiratori e cardiovascolari come, per esempio, le persone anziane.

Anche per i bambini vale lo stesso: sì al farmaco per chi ha meno di cinque anni con una forma influenzale molto aggressiva. No agli antivirali se il piccolo ha più di cinque anni ed è sano.

BASTA IL PARACETAMOLO
“La maggior parte dei pazienti colpiti dal virus presenta i tipici sintomi influenzali e spesso guarisce in una settimana al massimo, senza la necessità di assumere farmaci. Chi ha una forma blanda della malattia – aggiunge Palù – può curarla con antinfluenzali e antinfiammatori. Sarà il medico a capire quando è necessario ricorrere agli antivirali”. Lo ha detto anche nei giorni scorsi il quotidiano britannico The Guardian: in questa fase dell’influenza A bastava il paracetamolo, come per una qualsiasi altra sindrome influenzale.

Il governo britannico, ignorando i suggerimenti dei suoi stessi consulenti, invece ha incoraggiato la somministrazione dell'antivirale Tamiflu a chiunque avesse sintomi anche leggeri. Con il rischio di creare resistenza al farmaco.

I SINTOMI E IL TRATTAMENTO ALTERNATIVO
I sintomi dell'influenza A sono simili a quelli che caratterizzano le forme influenzali che circolano durante l’inverno: febbre sopra i 38 gradi, sonnolenza, malessere, perdita di appetito. A questi si possono associare anche raffreddore, mal di gola, nausea, vomito e diarrea.

“Da tenere d'occhio – si legge nelle linee guida dell’Oms – il respiro corto, a riposo o sotto sforzo, difficoltà respiratorie in generale, cianosi, espettorato di colore scuro, dolori al petto, pressione bassa, febbre alta (che dura da almeno tre giorni) e alterazioni dello stato mentale”.

Questi potrebbero indicare un peggioramento. Ad ogni modo è sempre importante avvertire il medico di famiglia. “Ma – aggiunge Palù – nella maggior parte dei casi bastano farmaci come il paracetamolo per la febbre, o l’ibuprofene (che ha proprietà analgesica, antinfiammatoria e antipiretica) per i dolori articolari e gola. Infine nei casi in cui si sospetta un’infezione batterica, sempre sotto prescrizione medica, si consiglia l’uso degli antibiotici”.

PREVENIRE CON IL VACCINO, GIÀ DA SETTEMBE
Per l’autunno dovrebbe esserci l’autorizzazione a diffondere il vaccino. Ma per l’ok definitivo dell’Emea (Agenzia europea per il farmaco) e dell’Aifa (Agenzia italiana per il farmaco) serve ancora tempo. “Il prodotto infatti deve essere opportunamente testato prima di essere distribuito. Pertanto – consiglia il professor Palù – può essere necessario, per le categorie a rischio (anziani sopra i 65, donne in gravidanza, bambini, personale sanitario e persone con patologie cardiocircolatorie e respiratorie croniche) concordare con il proprio medico l’anticipazione della vaccinazione per il virus stagionale. Invece di farla a ottobre-novembre, meglio farla a settembre”..

fonte: Kataweb Salute

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