Sani fino a 100 anni - le popolazioni più longeve del pianeta

La longevità è sempre stato un tema di grande interesse. Soprattutto oggi l’uomo è affascinato dall’idea di vivere a lungo, o forse ancora di più, di vivere in eterno.
Grazie ai progressi compiuti dalla medicina e dalla scienza in generale, oggi l’uomo ha più possibilità di vivere a lungo e di avvicinarsi alla fatidica soglia dei 100 anni.
Tutta l’attenzione è però concentrata sulla durata della vita e su come aumentarla, piuttosto che sulla qualità della stessa. Se da un lato oggi la possibilità che un giovane di 20 anni abbia una nonna ancora vivente sono maggiori di quelle che lo stesso giovane del 1900 avesse ancora la madre vivente, dall’altro lato le persone sono sempre più malate e la vecchiaia è ormai sinonimo di malattia.
Un secolo fa un adulto medio nel mondo occidentale trascorreva solo l’1% della propria vita in uno stato di malattia o malessere, mentre oggi la media è salita a oltre il 10%.
In tutto il mondo industrializzato la gente vive più a lungo, ma si ammala prima e il numero degli anni trascorsi da malati cronici sta aumentando.

Sembrerebbe quindi che più che aver allungato la vita, abbiamo prolungato la morte. In altre parole, abbiamo ampliato la durata della vita ma non quella della salute. La medicina moderna è ben attrezzata per prolungare la vita ma molto meno per favorire un invecchiamento in buona salute.
Esistono invece prove e ricerche che stanno dimostrando che abbiamo gli strumenti per vivere più a lungo rimanendo in salute fino alla fine.
Agli inizi degli anni ’70, la rivista National Geographic chiese al medico di fama mondiale Alexander Loaf di visitare e studiare le popolazioni più sane e longeve del mondo.
Egli identificò tre popolazioni particolarmente longeve nel mondo: gli abitanti della valle di Vilcabamba nell’Equador, quelli della regione di Hunza in Pakistan e quelli che risiedevano nell’Abkhazia, sulle montagne del Caucaso di quella che allora era l’Unione Sovietica.
A queste si aggiunse poi un quarto popolo che risiede presso le isole Okinawa in Giappone.
Da allora furono fatti molti altri studi, scoprendo in numerose regioni del mondo popoli che vivevano in salute fino a 100 anni e anche oltre.
Inizialmente, le prime ipotesi che vennero fatte sulla ragione di tale longevità riguardavano l’identificazione di un possibile fattore causante, come ad esempio l’ambiente in cui vivevano che era particolarmente sano, un tipo particolare di cibo, la genetica e così via, ma ben preso si vide come non fosse un singolo fattore, bensì il loro stile di vita in generale ad essere responsabile della loro salute e della loro longevità.

Vediamo quindi quali sono i tratti salienti di queste popolazioni.

Abkhazia – il paese del centenari
L’Abkhazia è una regione di circa 780.000 km2 tra le coste orientali del mar Nero e le vette della catena montuosa del Caucaso. Confina a nord con la Russia e a sud con la Georgia.
Il prof. Leaf visitò questo popolo e rimase sin dall’inizio sorpreso della loro longevità. Sebbene a prima vista non fosse possibile determinare l’età esatta di quelle persone, egli non aveva dubbi che in molti casi si arrivasse tranquillamente a 120 e 130 anni. Ciò che maggiormente lo sorprendeva era il loro stato eccellente di salute.
Circa l’80% degli abkhaziani di oltre novant’anni era mentalmente sano e vivace. Solo il 10% aveva problemi di udito e meno del 4% la vista indebolita.
La malattia quindi non era mai considerata un evento normale o naturale, nemmeno in età molto avanzata.
La loro dieta abituale era composta da cereali, frutta e verdura, noci, prodotti derivati dal latte come lo yogurt. La carne veniva consumata raramente. Quasi tutto viene consumato crudo.
Il loro livello medio di colesterolo è di 98, dato impressionante se paragonato con quello degli Stati Uniti che è 200.
Anche la quantità di cibo è più moderata, e viene masticata a lungo, gustando ogni momento del pasto e godendo della reciproca compagnia.
Altro dato importante: il loro stile di vita si basa sul movimento fisico e su un lavoro impegnativo fisicamente. Però, la loro fatica fisica non prevede quello stress emotivo che spesso noi abbiano nel lavoro. Per loro il lavoro è espressione dei ritmi biologici e quindi non conoscono quel senso di fretta e di affanno che predomina nel mondo occidentale.
Infine, la loro cultura nutre un profondo senso di rispetto per l’anziano che viene venerato come saggio. Dall’altro lato, la stessa venerazione viene riservata ad ogni nuovo nato, e i bambini sono al centro della loro vita.

Vilcabamba: la valle dell’eterna giovinezza
Vilcabamba è una città piccola e particolarmente inaccessibile, nascosta in mezzo alle Ande dell’Equador. A 1400 metri di altezza gode di un clima eccezionale, con una temperatura media di 20 gradi tutto l’anno e poca variazione stagionale.
Il dr. Leaf trovo questa piccola popolazione in ottima salute; le malattie erano quasi sconosciute; anche i più anziani soffrono raramente di fratture, osteoporosi o dolori artritici. Cancro, diabete, obesità, malattie cardiache, artrite e demenza senile erano sconosciute.
Ciò che maggiormente colpì il dr. Leaf era l’eccellente qualità dei rapporti umani tra quelle persone. Da un punto di vista materiale erano poverissimi, ma ricchissima dal lato umano.
La sicurezza degli adulti e degli anziani non derivava dal conto in banca, ma dalla certezza che non sarebbero mai stati soli.
Per questo anche le malattie mentali come la depressione erano sconosciute.
Dal punto di vista alimentare, frutta e verdura fresca, cereali integrali, semi, noci e fagioli erano gli alimenti abituali. Alcune volte uova e latte, ma quasi mai carne. I dolci, come li conosciamo nel mondo moderno, sono completamente sconosciuti. Frutta fresca come fichi, ananas, angurie ecc. erano il loro dolce.
L’attività fisica è intensa ma non stressante ed il lavoro è considerato parte integrante della loro vita.
Gli anziani godono di grande considerazione e l’invecchiamento viene festeggiato come evento naturale delle vita, così come la morte, diversamente che nel mondo occidentale dove la vecchiaia implica il non essere riusciti a rimanere giovani, e la morte il non essere riusciti a rimanere in vita.

Hunza – gente che balla a novant’anni
Hunza si trova nell’estrema punta settentrionale del Pakistan, ai confini con la Russia e la Cina. L’ambiente naturale è meraviglioso perché vi convergono 6 catene montuose. La vallata ospita circa 30.000 persone che hanno vissuto in completo isolamento per migliaia di anni dal resto del mondo.
La loro vita, che supera facilmente i 100 anni, è straordinariamente sana. Non esiste alcun sintomo di affezioni coronarie, pressione sanguigna alta, colesterolo e altre malattie moderne. Non vi sono quindi ospedali, farmacie, ma nemmeno manicomi, prigioni, polizia, crimini e assassini, mendicanti e stiamo parlando di una popolazione di 30.000 persone.
Ciò che maggiormente stupisce è il loro livello di vitalità. Possono essere considerati il popolo più felice del mondo perchè si sentono davvero vivi.
Sebbene sia un paese mussulmano, le loro donne godono di grande libertà; girano senza velo, lavorano nei campi, indossano pantaloni, ereditano beni.
Come alimentazione, coltivano soprattutto frutta, le cui albicocche sono famose in tutto il mondo (ne esistono 20 varietà).
Consumano poi abbondanti dosi di verdura e cereali integrali, poche proteine soprattutto vegetali (99%), non hanno zucchero, sale e cibo trattato in qualche modo. L’80% del loro cibo è crudo.
Hanno un tenore calorico molto basso per i nostri standard che non riesce a spiegare come facciano ad avere anche un’intesa attività fisica giornaliera, perché per muoversi devono scalare montagne.

Okinawa: l’isola dei centenari
La prefettura di Okinawa, la più a sud del Giappone, è costituita da 161 magnifiche isole abitate da 1,4 milioni di persone. Sono considerate le Hawai del Giappone, ma al mondo vengono ricordate per la tremenda battaglia navale durante la seconda guerra mondiale che fece più morti che le bombe atomiche.
Ancora oggi queste isole sono occupate da imponenti basi americane.
Nel 1975 il governo giapponese ordinò uno studio per verificare ed eventualmente spiegare l’eccezionale longevità degli abitanti di queste isole.
Dal dati emerse che la maggior parte di quella gente superava i cento anni in perfetta salute; il 95% di loro non si era mai ammalato prima dei novant’anni.
Circa il 15% della popolazione supera i 110 anni.
Malattie mortali come le patologie coronariche, l’infarto e il cancro hanno i valori più bassi al mondo tra le popolazioni studiate.
Considerando che nel mondo occidentale, l’apice dell’età si raggiunge tra i 20 e i 30 anni e poi inizia il declino, tanto che a sessant’anni si è già perso il 60% della capacità respiratoria, il 40% delle funzioni renali e del fegato, e dal 15 al 30% della massa ossea, ed il 30% della forza, stupisce trovare questi anziani perfettamente in salute oltre i cent’anni.
Il tumore al seno colpisce 6 donne su 100.000; l’osteporosi è sconosciuta, le malattie cardiache sono inferiore dell’80%.
Il segreto della loro longevità e salute sta prima di tutto nell’ottimo cibo che consumano; cereali integrali, frutta e verdura, un po’ di pesce e mai carne, poche calorie (1900 contro le 2650 di un americano medio), mangiano lentamente e si gustano il cibo.
Anche in questa cultura, il rispetto per l’anziano e la cura dei bambini sono i cardini della vita comune.

Conclusioni
Appare evidente che siamo di fronte a popoli che dimostrano con la loro vita semplice che l’uomo può vivere tranquillamente oltre i cento anni mantenendo la salute fino agli ultimi istanti della sua vita.
Sarebbe un errore pensare che questi popoli vivono così grazie a fattori genetici, perché quando questi entrano in contatto con l’uomo occidentale la loro vita si accorcia e appaiono le malattie moderne.
Sicuramente l’ambiente è un fattore determinante, anche se a Okinawa è molto meno puro che negli altri popoli.
L’alimentazione è invece comune a tutti e certamente è un fattore determinante.
Anche lo stile di vita, inteso come qualità delle relazioni, ha un effetto straordinario sulla salute mentale e la longevità.
Infine, l’attività fisica intensa e l’abitudine a muoversi fisicamente contribuiscono a mantenere sano il corpo e i suoi organi.
Come detto all’inizio, queste ricerche dimostrano che l’uomo ha i mezzi per vivere a lungo felice e sano, solo deve avere la capacità ed il coraggio di usarli, invece che ignorarli e preferire altri mezzi più moderni ma più inefficaci.

Nadia e Giacomo Bo
www.ricerchedivita.it

Nessun commento:

 
Copyright © 2016. sottovoce.360.
Design by Herdiansyah Hamzah. & Distributed by Free Blogger Templates
Creative Commons License