10 controverse teorie economiche

Le teorie economiche non sono tutte fondate sull'ordine e sulla razionalità. Ne esistono alcune particolarmente controverse, basate su paradossi e concezioni bizarre della natura umana e del mercato. Alcuni di questi paradigmi teorici non sono molto conosciuti. Ma questo non compromette la loro validità scientifica.

Ecco una lista di dieci strane teorie economiche.

Il paradosso del valore
Anche come conosciuto come Diamond-Water Paradox ("paradosso diamante-acqua"), il paradosso del valore è la contraddizione per la quale mentre l'acqua è più utile dei diamanti, in termini di sopravvivenza, i diamanti hanno un valore di mercato molto più alto. Si potrebbe sostenere che questo sia causato dal fatto che i diamanti sono più rari dell'acqua e che i prezzi siano più elevati perché la domanda è superiore all'offerta. D'altra parte, però, meno dell'1% dell'acqua presente sul pianeta è potabile e l'accesso all'acqua sana (da bere) è uno dei maggiori problemi del mondo: ogni anno circa 2 milioni di persone muoiono e mezzo miliardo si ammala per l'assenza di acqua potabile. Tale paradosso può essere spiegato dalla teoria soggettiva del valore, che afferma che il valore è determinato dai desideri e dalle necessità della società e non da quello intrinseco degli oggetti.

Il postulato Khazzoom—Brookes
Questa teoria prende il nome dagli economisti Daniel Khazzoom e Leonard Brookes, i quali hano affermato che paradossalmente una maggiore efficienza energetica tende a creare un maggiore dispendio di energia. E' stato dimostrato negli anni '90. Com'è possibile? I motivi sono tre. Il primo è che una maggiore efficienza energetica abbassa i costi dell'energia e quindi spinge a usarne di più. Il secondo è che tale efficienza stimola una crescita di tutta l'economia e questo porta a un maggiore consumo energetico in tutti i settori. Il terzo è che una più alta efficienza di ciascuna risorsa limitata moltiplica l'utilizzo di tutti i prodotti, i servizi e le tecnologie che sono stati "bloccati" o comunque contenuti da essa.

La razionalità limitata
In genere, le teorie economiche affermano che il comportamento degli individui è completamente razionale e che quindi le decisioni prese sono altrettanto razionali. Studi recenti però hanno messo in evidenza che le persone non fanno affatto scelte razionali. La razionalità limitata è la teoria per cui il modo in cui gli individui prendono le loro decisioni è limitato dalle informazioni che ciascuno ha a disposizione, da limitazioni cognitive e dalle costrizioni del tempo. L'idea basilare dell'economia è che le persone agiscono in modo da massimizzare l'utilità. Ovvero, agiamo al fine di accrescere il nostro vantaggio, o la nostra felicità. Pertanto, sarebbe logico fare scelte razionali per raggiungere questo obiettivo. Invece, l'asimmetria informativa, i limiti cognitivi e altri fattori limitano di fatto la nostra razionalità e portano a prendere decisioni che possono produrre risultati che sono all'opposto dei nostri desideri.

L'effetto rossetto
L'economia utilizza varie categorie per catalogare i "beni". I "beni di lusso" (gioielli, auto sportive, abiti firmati…) sono quei prodotti che i consumatori comprano di più se il loro reddito cresce. Dall'altra parte ci sono i "beni di prima necessità" (cibo, alloggio…), la cui domanda invece non è legata al reddito. L'effetto rossetto è la teoria per la quale durante un periodo di crisi economica i consumatori tendono a comprare più beni di lusso dal costo minore. Anziché acquistare una pelliccia, per esempio, comprano il rossetto, ma costoso. L'idea alla base è che le persone comprino beni di lusso anche in tempi di crisi, purché questo non abbia un impatto troppo forte sulle loro finanze. Altri esempi di prodotti di lusso a un prezzo relativamente basso, oltre ai cosmetici di marca, sono le birre e i vini pregiati.

La tragedia dei beni comuni
La tragedia dei beni comuni è la situazione per cui più individui, agendo in modo indipendente, esauriscono una risorsa che comune anche quando nessuno ha interesse a farlo. L'esempio classico è quello dei pescatori. Nessun individuo è il proprietario dei pesci presenti sul pianeta: pertanto, sono una risorsa comune. I pesci sono un bene che le persone consumano in tutto il mondo e ci sono numerosi pescatori in competizione tra di loro per pescarli e venderli. Ogni pescatore prova quindi a pescare quanti più pesci possibile per massimizzare il proprio profitto. Tuttavia, uno dei maggiori interessi dei pescatori è quello di lasciare abbastanza pesci in acqua per permettere loro di riprodursi e fare in modo che il numero dei pesci pescabili sia sempre alto. Bisognerebbe trovare un equilibrio tra i due interessi. Ma qui viene il problema: la mancanza di fiducia. Se un pescatore agisce in modo responsabile e limita il numero dei pesci che pesca ci andrà solo a perdere se tutti gli altri pescatori non si comportano come lui: il pescatore "irresponsabile" pescherà più pesci del primo, avrà più profitto e ridurrà comunque il numero di pesci presenti sulla Terra. Perciò, ogni pescatore, credendo che gli altri pescheranno più della quota "sostenibile" per permettere la riproduzione dei pesci, prende più pesci possibile e l'offerta mondiale di pesce si riduce. E questo avviene anche se nessuno lo vuole.

La tragedia dei beni anticomuni
E' l'opposto della tragedia dei beni comuni. I beni anticomuni si hanno laddove qualcosa appartiene a troppi proprietari e questo ostacola il raggiungimento di un risultato socialmente desiderabile. L'esempio più usato, in questo caso, è quello dei brevetti. Se un prodotto richiede la presenza di molti componenti e molte tecnologie brevettate da persone o compagnie, allora diventa difficile, lungo e costoso negoziare con ognuno dei titolari dei brevetti. Così, tale prodotto rischia di non essere neanche fatto. Ciò può rappresentare una perdita gigantesca se il prodotto in questione è molto richiesto oppure potrebbe genere importanti benefici sociali. Sì, perché ognuno perde in una situazione: il titolare dei brevetti, i potenziali produttori e i potenziali consumatori che avrebbero comprato il prodotto.

Gli incentivi perversi
Un incentivo è perverso quando produce una conseguenza non voluta e indesiderabile. Eppure, gli incentivi perversi sono il risultato di una buona intenzione di partenza. Un esempio che illustra bene il problema risale al passato: i paleontologi che nel diciannovesimo secolo andavano in Cina e pagavano i contadini per ogni esemplare di osso di dinosauro che ricevevano da questi ultimi. Dopo, è stato scoperto che i contadini avevano trovato le ossa e le avevano rotte di proposito per farne vari pezzi e ricevere pagamenti più alti. Ma in questo modo, il valore scientifico delle ossa rotte era significativamente minore. Se invece si vuole fare un esempio contemporaneo si può prendere in considerazione ciò che accade quando si pagano gli architetti e gli ingegneri in base ai costi del progetto. In questo modo, escono fuori progetti estremamente costosi, perché, al fine di guadagnare di più, i progettisti inseriscono spese extra assolutamente non necessarie.

L'asimmetria informativa
L'asimmetria informativa, in economia, è uno dei problemi principali. Nella maggior parte delle transazioni, chi vende ha più informazioni di chi compra e come tale ha la possibilità di "piazzare" prodotti di bassa qualità o difettosi a prezzi più alti. Questo fatto provoca sfiducia nei compratori.
Un esempio di asimmetria informativa che genera risultati negativi è quello del famoso "mercato dei limoni", un termine coniato dall'economista George Akerlof. Prendiamo il mercato delle auto usate come esempio classico dell'incertezza della qualità dei prodotti. Un'auto usata difettosa (definita "limone") è in genere il risultato di una serie di azioni non rintracciabili (lo stile di guida dei proprietari, il livello di manutenzione, il numero di incidenti...). Non avendo il compratore queste informazioni, tenderà a pensare che il veicolo sia di qualità media, e quindi pagherà un prezzo nella media. Di conseguenza, il proprietario di un'auto in buone condizioni (definita "ciliegia") non potrebbe mai venderla a un prezzo che tenga conto del reale valore della sua vettura: il potenziale acquirente farebbe lo stesso ragionamento seguito per il "limone". Risultato? Chi possiede buone auto non le vende sul mercato dell'usato. Un fenomeno, questo, che riduce la qualità delle auto nel mercato dell'usato, i prezzi che i compratori sono disposti a pagare e, non ultima, la qualità delle auto vendute in generale. Questo meccanismo può applicarsi naturalmente anche ad altri beni.

L'effetto Cobra
L'effetto Cobra si verifica quando la soluzione a un problema, anziché migliorare le cose, le rende ancora peggiori. Il termine deriva da un episodio accaduto in India ai tempi del colonialismo. Il governo britannico voleva ridurre il numero dei cobra velenosi e offrì ai sudditi indiani una ricompensa per ogni serpente ucciso. Risultato? Gli indiani cominciarono ad allevare cobra per avere maggiori introiti. Quando il governo si accorse di ciò che stava accadendo, annullò le ricompense. Per reazione, gli indiani liberarono tutti i cobra che stavano allevando, determinando un clamoroso aumento dei serpenti in circolazione. Il termine al momento è utilizzato soprattutto per illustrate le cause delle misure errate di stimolo in politica economica. Alcune delle crisi che il mondo sta affrontando, infatti, sono il risultato di lodevoli tentativi di risolvere i problemi.

Il dilemma del buon samaritano
Una teoria sostiene che fare beneficienza disincentivi gli individui a trovare da soli il modo per sostentarsi. Chi riceve assistenza ha due scelte: utilizzare l'aiuto per migliorare la propria situazione oppure confidare continuamente su queste forme di aiuti per sopravvivere. Naturalmente, i "buoni samaritani" sperano sempre che i destinatari degli aiuti scelgano la prima opzione. Per esempio, gli Stati che inviano aiuti finanziari ai Paesi che hanno subito calamità naturali si augurano che il denaro serva per aiutare le vittime e ricostruire. Chi è contrario a tali forme di solidarietà sostiene che i beneficiari degli aiuti perdano lo stimolo a lavorare e a diventare produttivi per la società. Questo dilemma (donare o non donare?) vale sia per le economie degli Stati che per le singole persone. E' come quando si è riluttanti a donare soldi ai mendicanti perché non si sa come poi andranno a spenderli. C'è il rischio che li utilizzino per acquistare droghe o altri prodotti poco utili. Chi invece userebbe quel denaro per fini nobili, è penalizzato da chi non glielo dona perché "combattuto" da questo dilemma.

fonte: Yahoo! Finanza

Nessun commento:

 
Copyright © 2016. sottovoce.360.
Design by Herdiansyah Hamzah. & Distributed by Free Blogger Templates
Creative Commons License