Le strategie dei supermercati per indurre all’acquisto

"Queen of supermarket" è una canzone "minore" dell'ultimo Springsteen (fa parte di "Working on a dream"). Racconta di un uomo invaghito della cassiera di un supermercato, che tenta di sedurre acquistando compulsivamente di tutto. Il suo amore trasforma le corsie in "corridoi e corridoi di sogni". Springsteen scrisse la canzone dopo esservi stato trascinato da sua moglie (nonché sua corista: Patti Scialfa). Antidivo conclamato, il Boss conduce di solito un esistenza ordinaria nel New Jersey in cui è nato, senza inutili bodyguard al seguito. Pure, una cosa normale — a suo dire — come entrare in un supermercato non l'aveva mai fatta.

Ma perché parliamo di Bruce Springsteen? Perché c'è da supporre che anch'egli sia stato vittima di una fascinazione indotta da precise strategie di marketing, studiate per obnubilare la ragione quanto basta a dipingere quei luoghi come una specie di terra dei sogni dalla quale congedarsi carichi di cose che, prima di entrarvi, non avresti comprato.

Secondo un'analisi del Business Insider, quelle strategie si declinano in almeno una dozzina di modi.

    Il carrello. Inventato nel 1938, stimola l'horror vacui del cliente, che magari vorrebbe solo comprare due etti di prosciutto, tre pesche e una bottiglia di vino. Quando arriva alla cassa, il carrello tracima di ogni ben di dio.

    I banchi specializzati. Non manca supermercato degno di questo nome che non abbia al suo interno il banco salumeria, pescheria, panetteria. Di solito li si incontra all'inizio del percorso, quando il carrello è vuoto e l'horror vacui al suo acme. Tua moglie ti ha detto: "passa a prendere il latte e il pane", e tu torni a casa con tre etti di San Daniele, mezzo chilo di alici di Monterosso, una pagnotta pugliese (lei aveva chiesto due francesini).

    I banchi ancor più specializzati. Abbiamo detto del pane, sfornato a getto continuo. Aggiungiamo il settore piante e fiori. Entrambi lavorano sulla percezione sensoriale: profumi più che graditi, colori (nel floreale) quanto mai invitanti. E poi, perché negare un'azalea a tua moglie?

    L'area latte e formaggi. Quelli pregiati sono in salumeria. Quelli industriali, ma non meno essenziali, stanno con il latte in banchi raggiungibili dopo un dieci minuti abbondanti di cammino. Che diventano il doppio, perché prima di arrivarvi ti sei fermato a prendere altre cinque o sei cose di cui non avevi bisogno.

    La sindrome del circuito. Colpisce in modo subliminale. Cominci un corridoio e lo percorri tutto; quindi, attacchi quello affianco in senso contrario al precedente. Passare ai successivi saltandone qualcuno è impossibile.

    L'effetto guida. Ad eccezione dei paesi del Commowealth, il mondo guida tenendo la destra. I supermercato sono pensati per favorire la circolazione dei clienti da destra a sinistra, col risultato che le cose più acquistate sono quelle sugli scaffali, appunto, che ci stanno a destra.

    L'effetto occhio. I prodotti che il supermercato vuole che tu compri sono i primi che vedi. Prendiamo ad esempio i biscotti: le confezioni risparmio sono in basso, quelle ad alto tasso salutistico in alto. I classici, praticamente, ti saltano in braccio. Pardon, nel carrello.

    L'effetto occhio infantile. Caramelle, dolci e altre amenità care ai figli stanno un po' sotto il tuo campo visivo, ma perfettamente inseriti nel loro. Che in un battibaleno ti riempiono il carrello. Poi provaci, a svuotarlo.

    Le dimensioni. Più è iper, più compri. Questione di spazi: un piccolo market si affolla subito, un iper ti concede spazi di riflessione. E di acquisto.

    I colori. Un supermercato a tinte morbide ti avvolge in una rassicurante coperta di agio. Ti rilassi, e compri. Sembra che la combinazione migliore sia data un esterno con mattoni a vista e interni sul blu.

    La musica. E' strategica al punto da aver dato vita a un genere specifico: quella da supermercato, mutuata dalla musica per aeroporti. E' fatta di suoni dolci, ritmi lenti, atmosfere rilassanti. Se classica, garantisce acquisti maggiori. Evitare la techno: non s'è mai visto nessuno a far la spesa in discoteca.

    Gli scaffali alle casse. Sei in coda per pagare e magari ti stai spazientendo. Giri lo sguardo e incontri barrette al cioccolato, lamette da barba, giornali, profilattici. D'improvviso pensi che hai voglia di dolci, l'indomani ti devi sbarbare, che vuoi capire perché Samuel Eto'o è sulla copertina di un femminile e che di un terzo figlio non c'è bisogno. Anche perché poi ti riempie il carrello (vedi effetto occhio infantile).

fonte: Yahoo! Finanza

Nessun commento:

 
Copyright © 2016. sottovoce.360.
Design by Herdiansyah Hamzah. & Distributed by Free Blogger Templates
Creative Commons License