Quanta frutta c'è davvero nei prodotti che acquistiamo?

Lo chiamano marketing alimentare e interessa tutte quelle operazioni che, usando le parole del professor Antonio Foglio, "consentono a un'azienda agroalimentare di collocare il proprio prodotto sul mercato raggiungendo gli obiettivi prestabiliti ed avvalendosi di tutti i mezzi a sua disposizione".

Spulciando tra le pieghe di queste strategie creative - volte a raggiungere l'estetica del prodotto, le aspettative e i soldi dei consumatori — Altroconsumo ha provato a rispondere a un interrogativo che riguarda la nostra alimentazione quotidiana e, più o meno direttamente, la nostra salute: quanta frutta c'è davvero nei prodotti che acquistiamo?

A chi, infatti, non è capitato almeno una volta nella vita, di aggirarsi tra gli scaffali di un supermercato qualsiasi, in una città qualsiasi, e ritrovarsi conquistati, quasi inconsapevolmente, da veri e propri packaging artistici? Confezioni bellissime che presentano colori, promettono sapori ed esaltano proprietà di yogurt, succhi di frutta, barrette di cereali, gelati, frullati, bibite, caramelle; tutte cose che, magari, neanche desideriamo veramente. Ma che acquistiamo conquistati dall'immagine.

Ecco, se la ricerca di Altroconsumo avesse un titolo sarebbe: la civiltà dell'immagine trionfa anche al super. Certo, l'obbligo di trasparenza delle etichette, su cui deve apparire la tracciabilità del prodotto alimentare, ha sicuramente portato qualche risultato. Tuttavia, molto ancora deve essere fatto essendo tuttora possibile la commercializzazione di prodotti che di salutistico, rispetto a quanto si vede sulla confezione, hanno ben poco. O comunque meno di quello che sarebbe lecito attendersi.

Lo stesso presidente di Assoutenti, Mario Finzi, ci ha detto: "Ci auguriamo che le indicazioni sui prodotti diventino sempre più chiare e comprensibili e che le aziende si elevino dagli standard minimi richiesti dall'UE. Spesso infatti le diciture o le sigle presenti non sono sufficienti o chiare per essere comprese da un pubblico ampio". Controllando la lista di 121 prodotti acquistati in differenti catene di supermercati, Altroconsumo ha proceduto in maniera sistematica al controllo della lista degli ingredienti riportati sulle etichette.

Risultato: formalmente i prodotti (e i loro produttori) sono inattaccabili da un punto di vista legale, anche se è evidente quanto pesante sia l'apporto del marketing creativo. Nella maggior parte dei casi presi in esame, infatti, la quantità di frutta presente nel prodotto è decisamente inferiore rispetto a quella che viene comunicata dall'immagine sulle confezioni. E talvolta, purtroppo, di vera frutta proprio non ce n'è.

Altroconsumo suggerisce quindi di diffidare dalle indicazioni "100% frutta": spesso, infatti, il prodotto utilizzato è diverso o meno nobile di quello — si legge nella ricerca - "che dà il gusto e l'immagine al prodotto, anche in considerazione dell'incomparabilità porzioni di frutta fresca".

Come fare, dunque? Per essere consumatori davvero responsabili è decisivo scorrere, per quanto noioso sia, la lista degli ingredienti. Altri suggerimenti, poi, possono essere raccolti leggendo i numerosi saggi scritti sull'argomento.

fonte | Yahoo! Lifestyle

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