Lo Yeti esiste: ricercatori russi trovano alcune tracce decisive in una caverna

Lo yeti, versione europea dell’American Bigfoot, esisterebbe realmente. A dirlo alcuni ricercatori russi che avrebbero portato a sostegno di questa teoria prove, secondo loro, inconfutabili.

Certo, non stiamo parlando di tonnellate di prove: più che altro si tratterebbe di qualche ciuffo di peli e alcune impronte nella neve. Ma anche queste piccole tracce sono state sufficienti a convincere il team dell’esistenza del mostro siberiano. Almeno per il 95%. Niente di strano se altri continuano ad essere scettici.

La leggenda sostiene che lo yeti sia una creatura muscolosa, coperta di pelo rossiccio o grigio scuro, e che pesi tra i 90 e i 180 kg. Il mostro sarebbe relitavemente basso, specie se paragonato a Bigfoot, misurando circa tra i 180 e i 200 cm.

Nonostante le numerose spedizioni nelle remote regioni montuose della Russia, della Cina e del Nepal, l’esistenza sia di Bigfoot che dello Yeti è a tutt’oggi ancora da dimostrare. Sir Edmund Hillary, che è stato il primo a scalare l’Everest in compagnia dello sherpa Tenzing Norgay, non trovò nessuna prova sul suo cammino che dimostrasse l’esistenza del mostro. Anche alcuni scalatori famosi come Reinhold Messner hanno speso mesi in Nepal e Tibet, scalando montagne e cercando tracce solo con l’aiuto del proprio istinto e della vista. Nel suo libro La mia ricerca dello Yeti (St. Martin's Griffin, 2001), Messner concludeva che i leggendari yeti altro non erano che i grandi orsi nativi avvistati nel territorio.

Ma il giubilo del team russo per la presunta dimostrazione dell’esistenza dello yeti non è inedito. Infatti, nel 2007 in uno show americano fu ospitato Josh Gates, un ricercatore che sosteneva di aver trovato tre impronte misteriose nella neve vicino ad un canale nella regione dell’Himalaya, in Nepal. Gli abitanti locali erano scettici, sostenendo che quelle impronte altro non erano se non tracce di orso. Non emerse mai nessuna smentita e il “Cancello delle impronte” al tempo acclamato come prova inconfutabile dell’esistenza dello yeti, è ora caduto nell’oblio.

L’anno scorso uno strano e quasi calvo animale è stato catturato da alcuni cacciatori nella regione del Sichuan, una provincia cinese. I ricercatori e i resoconti giornalistici suggerirono trattarsi della cattura di un autentico yeti fortunatamente vivo. Ma l’annuncio fu troppo avventato: ci fu una smentita officiale in cui si rivelò che l’animale catturato era in realtà una civetta rognosa, un piccolo animale nativo della regione, molto simile ad un gatto.

La ricerca fatta in Russia è stata condotta da un piccolo gruppo di studiosi chiamati a partecipare ad una “conferenza sugli yeti”. Apparentemente il team ha trovato alcuni peli grigi in una macchia di muschio all’interno di una caverna nella regione del Kemerovo, nella Siberia occidentale. Secondo un portavoce della zona “Durante una spedizione alla cava di Azasskaya, i partecipanti alla conferenza hanno concluso che indubitabilmente le montagne Shoria erano abitate dal cosiddetto “uomo delle nevi”. Hanno trovato le sue impronte, il suo ipotetico letto e diversi segni con cui lo yeti avrebbe avuto l’abitudine di segnare il proprio territorio”.

Se fosse vero, sarebbe una scoperta incredibile. Ma non è ancora chiaro perché, nonostante l’assoluta certezza dei ricercatori dell’esistenza della creatura, questi non abbiano piazzato delle telecamere che riprendessero lo yeti in movimento. Potevano perlomeno aspettare che la creatura tornasse nella caverna, dove sarebbe stata catturata viva, offrendo a quel punto una prova davvero inconfutabile della sua esistenza.

Alcuni russi hanno salutato l’annuncio con i dovuti sospetti e scetticismo, insinuando che questa improvvisa scoperta altro non sia se non un’autentica acrobazia pubblicitaria per incrementare il turismo in questa regione impoverita dall’attività delle miniere. Finora sembra anche aver funzionato, dato che molte persone sono giunte nella regione per visitare la caverna.
In effetti l’intera operazione è apparsa a molti più come un circo mediatico che non una spedizione scientifica, soprattutto quando il boxeur russo Nikolai Valuyev ha perlustrato l’antro in cerca dello yeti, attirando l’attenzione dei mezzi di comunicazione.

Se ci fossero davvero delle tribù di yeti, hanno di certo trovato il modo di evitare di seminare tracce fisiche della propria presenza. Nessun corpo, osso, denti, capelli o peli. Niente di niente. Il fatto che queste creature non siano mai state trovate, non prova che non esistano. Ma ogni nuova prova dev’essere scientificamente e attentamente analizzata. In ogni caso, come la storia insegna ,il clamore di questa scoperta svanirà presto, lasciandoci solo le prove della sua esistenza. Ovviamente da analizzare.

fonte |Yahoo! Notizie

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