La nuova droga è un file mp3 che si ascolta, basta scaricarlo, indossare le cuffie le cuffie, rilassarsi e il gioco è fatto.
Se
n'era sentito parlare sul finire del primo decennio del duemila, ma poi
il silenzio, almeno in Italia, nonostante purtroppo continua ad essere
un fenomeno su larga scala ed in crescita.
Ha un nome poco familiare
nel pubblico ma assai noto ai giovani, viene chiamato I-Doser, e si
tratta di una droga virtuale, così almeno promettono numerosi siti che
continuano a commercializzarla, perché si tratta di un tipo di "sballo",
fatto di musica o meglio suoni digitali in formato mp3, con i quali
chiunque, specie gli adolescenti, possono "stonarsi" virtualmente,
sparandosi nelle orecchie, per ore e ore, suoni particolari alla ricerca
di effetti psichedelici.
Nasce negli Usa a metà del decennio scorso e
si é diffuso in ogni continente, specie in Europa, e quindi anche in
Italia dove é stato sostanzialmente sottovalutato nonostante alcuni
timidi allarmi, per così dire "istituzionali", lanciati sul finire del
decennio scorso. A sollevare il problema circa il fenomeno era stato il
Nucleo speciale frodi telematiche della guardia di finanza che avevano
messo sotto la loro lente d'ingrandimento le community online, blog e
forum, i luoghi divenuti le zone virtuali di "spaccio" della
cyber-droga. Anche il Cnr se n'era interessato, pur rilevando che le
"potenziali insidie sono ancora tutte da indagare". Gli esperti del
Centro Nazionale Ricerche che avevano iniziato a studiare il fenomeno
avevano sostenuto che "A provocare il 'trip' sarebbero onde sonore, che
si basano sull'effetto binaurale dei suoni, che stimola il cervello su
frequenze bassissime, tra i 3 e i 30 Hertz (i cosiddetti infrasuoni),
innescando le più diverse reazioni e sollecitando l'attività cerebrale
in maniera anomala". In particolare, Michelangelo Iannone dell'Istituto
di scienze neurologiche (Isn) del Cnr di Catanzaro, in un'intervista
rilasciata nel 2008 aveva rilevato che "Questi suoni a bassissima
frequenza non vengono somministrati 'tal quali', ma sono il risultato
della complessa tecnica dei 'battiti binaurali', che riesce a produrre
una frequenza così bassa da due frequenze udibili, ma che posseggono una
minima differenza. A titolo di esempio - aveva spiegato il ricercatore -
la somministrazione di 500 Hertz da un lato della cuffia e 530
nell'altro", insomma il 'tecnologico sperimentatore di nuove
sensazioni', dovrebbe trovare il suo paradiso artificiale nella
differenza di 30 Hz tra i due auricolari. A fare il resto é il web e
soggetti senza troppi scrupoli, che attraverso i meandri digitali,
utilizzano né più né meno le stesse tecniche dello "spaccio" che si
trovano per le strade come per esempio avviene tradizionalmente per il
commercio degli allucinogeni "comuni". Un po' di file offerti
gratuitamente, per passare poi alla vera e propria vendita, con relative
guide all'uso, del tipo "Come far funzionare una dose al 100%".
Gli
studi fatti dall'Isn-Cnr, erano stati sufficientemente eloquenti nel
farci comprendere che questo fenomeno non poteva né può essere
sottovalutato come aveva spiegato Iannone: "In particolare, abbiamo
somministrato ad alcuni animali da esperimento una quantità minima di
ecstasy, incapace da sola di determinare effetti neurologici, insieme
con una 'dose' di suono a 95 decibel, il massimo consentito per legge
nelle discoteche, riscontrando un potenziamento degli effetti
dell'ecstasy. Non solo, aumentando la dose iniziale, abbiamo ottenuto un
forte incremento dell'effetto che è durato cinque giorni". Tale tipo di
interazione, peraltro, é connessa alla potenza del suono, non alla sua
frequenza. Vi é da precisare che già nel 2006 erano stati pubblicati
dati scientifici a livello internazionale, ossia quando non si poteva
immaginare che il fenomeno I-Doser, si sarebbe diffuso in maniera così
esponenziale. Ed infatti, pur sottovalutata dalle istituzioni, esiste
comunque una discreta letteratura scientifica internazionale che prova
come queste onde abbiano un effetto sugli esseri umani ed in particolare
tra i cosiddetti 'binaural beats' e sulle conseguenze sul sistema
nervoso dell'ascolto di queste basse frequenze.
E se già nel 2008 i
ricercatori del Cnr invitavano alla "prudenza" i giovani che rischiavano
di cadere nel giro delle droghe in rete, oggi la situazione pare sia
giunta al limite ed è necessario per Giovanni D’AGATA, fondatore dello
“Sportello dei Diritti”, un intervento delle istituzioni affinché
probiscano la vendita o spaccio che dir si voglia di questo sballo
virtuale che può causare effetti neurologici importanti sui fruitori e
specie sugli adolescenti che in tal senso, sono le fasce più deboli ed
esposte della popolazione.
Sportello dei Diritti
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