ICS: la tassa che sostituirà IMU e Tares

Tra le varie idee proposte per sciogliere il nodo IMU, troviamo ICS (acronimo di imposta casa e servizi), la nuova service tax che dovrebbe unire al suo interno l’imposta sulla prima casa e la Tares, la tassa sui rifiuti e sui servizi. Due piccioni con una fava insomma, sarebbe questa l’idea che circola ai piani alti.

A questo punto sorge spontanea una domanda: ma per quale motivo dovrebbero creare un’imposta nuova di zecca per sostituire l’IMU quando le intenzioni sarebbero di abolirla? Forse più che di abolizione, si dovrebbe parlare di un “ribattezzamento”. Insomma, la contraddizione sembra alquanto palese, ma come dire, a questo siamo ormai abbastanza abituati.

Il punto, in questo caso, è un altro. La Tares è una tassa (o almeno dovrebbe esserlo), l’IMU è un’imposta, la nuova service tax quindi cosa sarà? Una sorta di ibrido tra le due cose?

Ricordiamo che tra l’una e l’altra ci sono differenze fondamentali: la tassa è un tributo che ogni cittadino versa in cambio della fruizione di un servizio offerto dallo Stato; l’imposta invece non presuppone alcuna prestazione da parte della PA, ma è un prelievo coattivo di ricchezza dal contribuente che si determina in base alla situazione patrimoniale del singolo.
Tares

Se pensiamo anche alla confusione già esistente sulla Tares, la situazione si complica ulteriormente. Quest’ultima infatti, in teoria sarebbe una tassa poiché ogni cittadino è tenuto a pagarla per usufruire di un servizio, la raccolta dei rifiuti; ma è anche un’imposta, poiché parte del suo gettito è atto a finanziare i cosiddetti “servizi indivisibili” e cioè parte del funzionamento generale dello Stato.
Le discrepanze

Dubbi su dubbi quindi, anche perché i due tributi hanno specificità molto diverse tra loro, una su tutte: l’IMU è un’imposta sulla proprietà, cioè a pagare è il proprietario dell’immobile, mentre la Tares è a carico del residente. Spessissimo parliamo di soggetti diversi, basti pensare all’affitto, e quindi chi pagherà? Locatore e locatario faranno a metà e magari se resta qualcosa si divideranno pure una cena?

In secondo luogo occorre chiedersi, parlando della Tares, come verrà sciolto il nodo dell’aumento di 30 centesimi per metro quadro previsto per dicembre.

Questo interrogativo fa infatti emergere un’ulteriore questione: l’IMU è un’imposta progressiva basata sul valore dell’immobile, mentre la tassa sui servizi si basa sulla grandezza dello stesso. Per fare un esempio pratico: chi possiede un monolocale in piazza di Spagna, paga meno del proprietario di un trivani a Magliana. Come verranno gestite queste differenze?
Le possibili soluzioni

L’ammontare di IMU e Tares, come abbiamo già detto, si calcola in base a parametri diversi: la prima dipende dal valore dell’immobile, la seconda dalla sua grandezza e dal numero dei componenti del nucleo familiare. Per unirle quindi, occorrerà mettere in atto una vera e propria rimodulazione che tenga conto di altre variabili, come appunto il quartiere in cui la casa è collocata e la ricchezza del singolo e della famiglia.

Il Governo vorrebbe che la nuova ICS pesasse di meno sui cittadini rispetto a quanto farebbe la somma di IMU e Tares (pari in media a 520 euro per famiglia), ma tra il dire e il fare, in questo caso, c’è di mezzo un vero e proprio oceano. Anche perché se, come si vocifera, la gestione del tributo venisse lasciata nelle mani dei Comuni, questi ultimi potrebbero prendere decisioni non conformi alle considerazioni iniziali.

Questo è uno dei motivi che ha portato l’associazione “Assoedilizia” a definire la service tax:
    “iniqua e incostituzionale poiché fonde due imposte molto diverse per natura, basi impositive e criterio di calcolo”.
Insomma non è ancora nata e già l’ultima arrivata ICS fa già antipatia a tutti. Come farà il Governo a risolvere tutte queste questioni? Lo sapremo tra pochi mesi.

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