Gli Omega 3

Basta una fuga su Internet o un’occhiata alle etichette dei surgelati per incontrarli. Particolarmente concentrati in pesce, olii, noci e legumi riducono il rischio di molte patologie e sono diventati la passione delle donne italiane.Tutto ha inizio 20 anni fa, con uno studio sugli eschimesi in Groenlandia che evidenziava come la dieta a base di pesce abbassasse la percentuale di cardiopatie. Tali ipotesi sono state confermate in Italia dall’Associazione Nazionale Medici Cardiologi Ospedalieri con un follow up di 4 anni su pazienti infartuati trattati con Omega3, che riscontravano la sensibile riduzione delle recidive.Il dott. Jan Veldink dall’università olandese di Utrecht collega la carenza di Omega3 alle patologie a carico dei motoneuroni. Secondo il neurologo una dieta ricca di grassi polinsaturi dimezzerebbe i rischi di malattie neurodegenerative come la sclerosi laterale amiotrofica. Mentre l’Universita’ di Bristol afferma sulle pagine di “The Lancet”: la dieta ittica nelle mamme incinta assicura al nascituro capacità motorie, comunicative e di socializzazione più avanzate, oltre che attitudini comportamentali positive.Nel febbraio del 2007 il mondo della ricerca è scosso dal caso del signor D.H, malato terminale statunitense curato con dosi elevate di acidi grassi polinsaturi Omega3. Dopo 5 anni, senza interventi né chemioterapia, il paziente presentava una riduzione del 90 % delle masse tumorali. S’impennano le vendite di pesce e gli scaffali dei supermarket straripano d’integratori formato famiglia ripieni della miracolosa panacea.Ma cosa sono queste catene molecolari e quale segreto si nasconde tra i loro anelli? Acidi grassi polinsaturi, noti come EPA e DHA, indispensabili all’equilibrio fisiologico, grazie alla capacità di rafforzamento delle membrane cellulari e alla funzione antinfiammatoria, ma sintetizzabili dall’organismo solo in piccole quantità. Peccato che l’attitudine sensazionalista esaltata dai mass media, ad abusare di prodotti che promettono miracoli, nasconde sempre insidie e illusioni. In primo luogo, unadieta equilibrata che comprenda verdure, pesce e legumi è già in grado di garantire a un organismo sano il giusto apporto di queste sostanze. In secondo luogo, una condotta alimentare valida in assoluto è un fatto impossibile e ogni abuso può rivelarsi dannoso.Come emerge dal recente simposio organizzato dalla Columbia University l’eccesso d’attività antinfiammatoria dei grassi polinsanturi in determinati quadri clinici o fisiologici può essere controproducente. Un individuo affetto da malattie autoimmuni può trarre vantaggio da una dieta ricca di fattori antinfiammatori. Gli stessi risultano sconsigliabili in presenza di un sistema immunitario carente che non produce una risposta adeguata agli agenti patogeni. Allo stesso modo nei bambini, le cui ossa necessitano di sostanze stimolanti, uno squilibrio a favore dei grassi polinsaturi può ritardarne la crescita. È dunque necessario mantenere il giusto equilibrio tra sostanze in un rapporto soggettivo che dipende da età e stato di salute.Diffidate inoltre della passione del mercato per le mode fulminanti. Il 90 % dei prodotti in commercio risultano inefficaci, per la bassa percentuale di composto, se non dannosi, per la scarsa qualità dell’olio di pesce utilizzato, che può persino contenere alte dosi di mercurio a causa dell’inquinamento marino. Ergo, leggete sempre l’etichetta e non comprate flaconi che non abbiano almeno il 60% di Omega3 , per ulteriori informazioni, consultate il sito www.nutrasource.ca/ifos curato dall’University of Guelph in Canada.

fonte: http://www.fastweb.it/

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