L' 8 giugno scorso avevo riferito (Niente crisi per i mercanti d'armi) i dati di una ricerca del Sipri, l'istituto internazionale di ricerca per la pace, che ha sede a Stoccolma ed è fonte informata e autorevole nel campo del monitoraggio sul sistema degli armamenti. Dava un quadro assia roseo, o piuttosto deprimente a seconda dei punti di vista, sul commercio delle armi, un settore che è il caso di dirlo, non conosce crisi.
Ora arriva, a integrazione e parziale modifica di quei dati, un rapporto del Congresso americano, che conferma la tendenza e ci annuncia che la recessione non ha fermato l’industria bellica, e in particolare quelle americana e italiana. Anche se, attenzione, complessivamente le vendite sono calate del 7,6% rispetto al 2007, attestandosi a 55,2
miliardi di dollari.
Essendo Washington la fonte possiamo credere senza temere la solita mala informazione in agguato che gli Stati Uniti si confermano ancora una volta il maggiore venditore di armi al mondo. Seguiti, sorpresa - se pur a grande distanza - dall’Italia.
Secondo questi conti il governo italiano ha venduto infatti 3,7 miliardi di dollari di armi nel 2008, superando alla grande i russi che nello stesso periodo dell’anno ne hanno venduto per 3,3 miliardi. Veramente un'annata nera, è un terzo rispetto ai 10,8 miliardi di dollari incassati da Mosca l’anno precedente.
A chi sono state vendute le armi? Soprattutto ai Paesi in via di sviluppo, che hanno acquistato oltre il 70% del totale delle armi vendute dagli americani l’anno scorso. I Paesi «poveri» di tutto ma non di soldi da impiegare per questa specifica voce di bilancio hanno comprato armamenti made in Usa per un valore complessivo di 29,6 miliardi di dollari.
Il rapporto ci informa anche che l’anno scorso il 68,4% di tutte le armi vendute nel mondo erano di provenienza americana. I più grandi acquirenti si confermano però Arabia Saudita e Emirati Arabi Uniti, committenti nel 2008 di una maxiordinazione da 6,5 miliardi di dollari in sistemi di difesa per l’aeronautica.
fonte: LaStampa
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