Negli ultimi 20 anni almeno 45 malattie sono passate dall'animale all'uomo, e il numero è destinato a salire: secondo l'Agenzia per la Protezione dell'Ambiente di Washington si tratta di virus resi più minacciosi dalla distruzione degli ecosistemi, dal surriscaldamento globale e dalla progressiva urbanizzazione.
I cambiamenti climatici, secondo quanto riportato dalla rivista Bioscience, non sarebbero insomma responsabili solo dello scioglimento dei ghiacciai ma anche dell'alterazione del nostro equilibrio biologico, rendendo pericolosi virus innocui per l'uomo fino a qualche decennio fa. "Abbiamo sottovalutato sotto troppi punti di vista gli effetti dei disastri ecologici", spiega il ricercatore per la salute ambientale Montira Pongsiri. Insieme ad altri otto colleghi, Pongsiri ha esaminato cinque patologie - la malaria, la malattia di Lyme, o borreliosi (che si contrare dalle zecche), l'Hantavirus (da gatti e topi), il Virus del Nilo occidentale (dalle zanzare), e la schistosomiasi (detta anche bilharziosi o distomatosi sanguigna, che si contrae dai serpenti d'acqua), cercando di capire le dinamiche del passaggio dei virus da organismo animale a umano.
"Una delle principali cause di questo cambiamento - spiega Francesco Forastiere, responsabile di Epidemiologia ambientale del dipartimento di Epidemiologia del SSN Lazio - è il surriscaldamento globale. Questo fenomeno porta virus e batteri a comportarsi diversamente e quindi a modificarsi, diventando più aggressivi, anche nei confronti dell'uomo. Da anni si studiano le modalità di queste modificazioni, ma prevedere le evoluzioni nei prossimi anni è utopistico. I cambiamenti sono imprevedibili".
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