Uno studio americano mette in discussione i test allergici

Allergici malati immaginari? Forse. A smontare la maggior parte dei report sulla diffusione delle allergie è il dottor Marc Riedl, immunologo ed allergologo dell’università della California, che in uno studio sulle allergie alimentari ha messo in evidenza come queste colpiscano solo l’8% dei bambini e il 5% degli adulti, a fronte di una percentuale del 30% di persone convinte di essere affette da forme più o meno gravi di intolleranze.

Secondo il team che ha eseguito la ricerca e ha passato in rassegna una serie di documenti clinici degli ultimi vent’anni, «tutti danno una definizione diversa di allergia». La tecnica più usata, ad esempio, che prevede una puntura sottocutanea, secondo gli esperti non darebbe una certezza assoluta: quanti si sottopongono a questo test hanno meno del 50% di possibilità di scoprirsi allergici.

Lo studio sarà pubblicato giovedì sul Journal of the American Medical Association, fa parte di un progetto più ampio che vuole mettere ordine nel caos degli esami clinici e della loro interpretazione da parte dei medici. L’obiettivo è di mettere a punto un metodo unico di indagine.

A confondere medici e pazienti ci sarebbero però altri due elementi non meno importanti: le definizioni di “allergia alimentare” e di “intolleranza al cibo”. Le allergie coinvolgono il sistema immunitario, cosa che non accade – se non in rari casi – per le intolleranze. A questo si aggiungono sintomatologie scambiate dai pazienti per reazioni allergiche quando invece si tratta di ben altre patologie. Tra i falsi sintomi, ad esempio, il reflusso gastrico. Accade poi – hanno sottolineato gli esperti – che un maggior numero di anticorpi faccia presupporre ai medici la presenza di una determinata allergia, eppure neanche questa dovrebbe considerarsi un’evidenza sicura. «Ci sono molte persone che hanno un tipo specifico di anticorpi ma non reagiscono nel modo in cui ci si aspetterebbe», ha commentato il dottor Joshua Boyce, dell’università di Harvard.

In attesa delle linee guida, dunque, gli esperti fanno sapere che i medici di famiglia non dovrebbero utilizzare i test sottocutanei o la presenza degli anticorpi come unico indice sulla presenza di un’allergia. «Da soli – hanno concluso – non sono sufficienti».

fonte: Il Picco

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