Lo scandalo dei privilegi dei parlamentari italiani

Prima la resistenza a tagliare indennità e voli in prima classe, poi il velo alzato da un animo sui prezzi stracciati dei menù, quindi i dati sugli sprechi delle auto blu. La vicenda dei privilegi di cui godono i parlamentari si arricchisce continuamente di nuovi episodi. Così, mentre i comuni cittadini si preparano a stringere ulteriormente la cinghia per far fronte alle decisioni assunte con la manovra di Ferragosto, cresce la protesta verso i parlamentari, che nel loro insieme costano circa un miliardo di euro ogni anno tra stipendi, affitti, pensioni, spese di segreteria e ristorazione.

Ora si aggiungono anche le posate

L'ultimo scandalo rivelato dai giornali riguarda gli sprechi sulle posate. Dall'inizio della legislatura il Senato ha cambiato circa 8.600 set per le tavole di mensa e ristoranti frequentati da dipendenti, senatori e giornalisti parlamentari, per una cifra complessiva di 130 mila euro. Ma le voci di spesa non finiscono qui. Il Senato ha speso, ad esempio, 1,2 milioni in acqua corrente dall'inizio della legislatura, contro i 985mila euro della Camera. Altri costi esorbitanti sono quelli relativi all'acquisto dei prodotti igienici: Montecitorio dall'inizio della legislatura ha investito in questa voce 200mila euro, Palazzo Madama invece 630mila euro. Spostandoci sulle bollette, la Camera ha giustamente speso il doppio del Senato (14,4 milioni da inizio legislatura contro 7,3 milioni). Risulta invece incomprensibile quella del gas: dal 2008 Montecitorio ha speso 3,2 milioni di euro di gas e Palazzo Madama quasi la stessa cifra: tre milioni.

Altra voce curiosa nei bilanci dei due palazzi è quella dei traslochi. La Camera dal 2008 al 2011 ha speso 5,6 milioni di euro, contro i 6,1 milioni del Senato. La spesa per vestiario nei due palazzi, infine, ammonta a 2,3 milioni per la Camera e a 1,5 milioni circa per il Senato.

Filippi, ex Lega Nord: al Senato spese folli

A queste cifre vanno ad aggiungersi anche quelle denunciate dal senatore fino a pochi giorni fa in quota Lega Nord, Alberto Filippi, che però questa volta ha deciso di non votare il bilancio del Senato. Dal 3 agosto è stato così costretto a dimettersi dal gruppo e a iscriversi a quello misto. A spingere Filippi alla decisione è stata la presa d'atto dei costi troppo esosi del Senato. Carte alla mano, il senatore veneto ha parlato di un costo delle vetture che si aggira attorno ai 61mila euro. Stando alle cifre denunciate, inoltre, ogni anno vengono spesi 50mila euro per stampare le tesserine di riconoscimento. Filippi, spulciando tra le pieghe del bilancio, ha anche scoperto che si spendono circa 355mila euro per fare la manutenzione alla tappezzeria. Oltre ai quasi 300mila euro per la manutenzione dei video, 240mila per quella della rete informatica e ai 400mila per gli ascensori.

Il popolo di Internet insorge contro i privilegi dei parlamentari

Ma i benefici non finiscono qui. Messi in luce negli ultimi giorni anche dal popolo degli internauti. Come, ad esempio, il menù a prezzi stracciati di Palazzo Madama che ha fatto il giro del web. Secondo un'inchiesta dell'Espresso i prezzi dei pranzi dei nostri parlamentari sarebbero meglio di quelli della Caritas. Per avere un'idea: prosciutto e melone 2 euro e 33, risotto con rombo e fiori di zucca tre euro e 38 centesimi, pesce spada alla griglia tre euro e 55, petto di pollo due euro e 68. Le insalate a un euro e 43, i formaggi a uno e 74. Il popolo di Facebook ha scherzato sul menù offerto al Senato e altri navigatori hanno ripercorso l'elenco dei prezzi. Un pasto medio costa intorno ai dieci euro. L'iva non viene applicata perché, come in tutti gli esercizi interni alle aziende private o alla pubblica amministrazione, non è prevista dalla legge. Si tratta infatti di un servizio che non ha scopo di lucro in quanto viene fornito per agevolare la vita dei lavoratori, anche se di alto rango, come i parlamentari. Dopo le proteste su Internet, però, il presidente del Senato, Renato Schifani, ha annunciato che da settembre i prezzi verranno adeguati a quelli dei comuni ristoranti. Un primo passo in avanti.

fonte: Yahoo! Finanza

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