La trasparenza è essenziale in tutti gli atti amministrativi, tanto più
in quelli impositivi ed esattoriali. Lo ribadisce la Corte di Cassazione
con l’ordinanza n. 15188 del 18 giugno 2013, secondo cui dev’essere
annullata la cartella esattoriale se non risulta essere chiara al suo
interno la causale delle somme avanzate dall’Erario. Ma v’è di più, per
la Suprema Corte è del tutto irrilevante la conoscenza da parte del
contribuente del suo debito con il Fisco.
Nel caso di specie, la
sesta sezione tributaria della Corte di legittimità nel rigettare un
ricorso proposto dall’Agenzia delle Entrate, ha ricordato che in ipotesi
di liquidazione di imposta, ai sensi degli artt.36 bis del dpr
n.600/1973 o 54 bís del dpr n.633/1972, la cartella di pagamento
costituisce l'atto con il quale il contribuente viene a conoscenza per
la prima volta della pretesa fiscale e come tale deve essere
adeguatamente motivata.
Peraltro evidenzia Giovanni D'Agata,
fondatore dello “Sportello dei Diritti” che i giudici del Palazzaccio,
hanno ribadito che la cartella esattoriale deve contenere indicazioni
sufficienti a consentire alla contribuente l'agevole identificazione
della causale delle somme pretese dall'amministrazione finanziaria. Non
sussiste alcuna equipollenza tra la corretta indicazione di tali
elementi nell'atto impugnato e la conoscenza che, di fatto, di essi
abbia avuto il contribuente, «giacché nessuna equipollenza assume
rilievo, essendo piuttosto necessario il corretto adempimento
dell'obbligo di motivazione del ruolo e della cartella».
Sportello dei Diritti
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