Le malattie reumatiche si prevengono con la vitamina D

I pazienti reumatici hanno carenze di vitamina D, la vitamina che si forma nel nostro organismo grazie all'esposizione della pelle ai raggi solari.
I nuovi studi presentati al Congresso della Lega europea contro le malattie reumatiche (Eular), in corso a Roma fino a domani, dimostrano che bassi livelli di questa vitamina nelle persone che soffrono di diverse forme di malattie reumatiche sono associati a un rischio aumentato di mortalità e di sviluppo di tumori.
I trattamenti con vitamina D, suggeriscono dunque gli studi, possono aiutare i pazienti a migliorare la loro condizione e, in generale, tutte le persone a prevenire queste malattie.
La carenza di vitamina D è comune in numerose condizioni reumatiche. Più dell'85% dei pazienti, infatti, mostra livelli nel sangue di vitamina D talmente al di sotto della norma, che la stessa assunzione della 'dose giornaliera raccomandata' per questa vitamina risulta insufficiente per la normalizzazione dei valori. Inoltre bassi livelli di vitamina D sembrano associati a un maggiore rischio di mortalità e di tumori benigni o maligni nei pazienti reumatici.
Nel primo studio, Clive Kelly del Queen Elizabeth Hospital di Gateshead, nel Regno Unito, ha presentato i risultati su 180 pazienti con disturbo infiammatorio delle articolazioni, osteoartrite e dolore muscolare diffuso (mialgia), che dimostrano come circa il 58% dei pazienti reumatici presenta livelli di vitamina D molto al di sotto dei valori di norma.
In un secondo studio, condotto su più di 1.000 pazienti con artrite reumatoide, Luca Idolazzi dell'Università di Verona ha mostrato che i livelli di vitamina D sono al di sotto dei valori di norma nel sangue dell'85% dei pazienti che non hanno assunto integratori di vitamina D, ma anche nel 60% di coloro che invece lo hanno fatto regolarmente. Pier Paolo Sainaghi, dell'università del Piemonte Orientale Amedeo Avogadro, ha illustrato in un terzo studio come anche l'assunzione di integratori di vitamina D in dosi giornaliere "abbondanti" non sia sufficiente a normalizzare i valori carenti nei pazienti reumatici.
Nello studio, solo il 29% dei pazienti trattati ha infatti raggiunto livelli di vitamina D considerati accettabili nelle persone sane. "I nuovi dati epidemiologici - spiega Maurizio Cutolo, presidente esecutivo di Eular 2010 e direttore della Clinica di reumatologia dell'università di Genova - evidenziano dunque che vi è un forte legame fra la carenza di vitamina D e l'aumento dell'incidenza, della gravità e delle complicanze delle malattie reumatiche autoimmuni. La vitamina D è normalmente prodotta nella pelle in seguito all'esposizione solare, per cui non è da considerarsi una vitamina in senso stretto.
Persone sane con una adeguata esposizione alla luce del sole non necessitano integratori dietetici come nel caso delle altre vitamine. I pazienti con artrite reumatoide e non solo, invece, possono beneficiare della vitamina D quale agente terapeutico".

fonte: Adnkronos

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