Si fa presto a dire "Sievert", e in effetti, in questi giorni di marzo lo dicono un po' tutti: giornali, telegiornali, siti web, spesso accompagnado il tutto con una ingiustificata dose di catastrofisimo. Ma che cosa sono i Sievert? E cosa misurano? E quant'è la radioattività che l'organismo può tollerare senza subire danni? Facciamo il punto.
Cosa sono i Sievert? I Sievert (Sv) sono l'unità di misura della dose equivalente di radiazione: la dose equivalente è un indice degli effetti biologici - e, per estensione, dei danni - provocati dalle radiazioni su di un organismo, indipendentemente dal tipo di radiazione. I Sievert vengono impiegati per normare a livello internazionale tutte le attività che prevedono l'esposizione a radiazioni: dal lavoro nei laboratori di analisi mediche a quello nelle centrali nucleari.
Quante radiazioni può sopportare il nostro organismo? Intanto chiariamo un concetto: la radioattività è dappertutto: proviene dal decadimento degli elementi pesanti che hanno contribuito al formarsi del nostro pianeta ed è l'origine del calore interno della Terra stessa, senza il quale noi non potremmo esistere. Da ciò si evince che tutto sulla Terra emette radiazioni, noi compresi, e tutto viene normalmente investito da radiazioni. Noi compresi. È la radioattività naurale, quantificabile in 2,4 mSv/anno (il millisievert o mSv equivale a un milllesimo di Sv). Una radiografia ci fa assorbire 1mSv, mentre una scientigrafia tra i 10 e i 20 mSv. La dose massima di radiazioni alle quali può essere esposto un operatore del settore secondo la legge degli Stati Uniti è di 50mSv/anno.
Secondo i ricercatori un'assorbimento di radiazioni superiore ai 100 mSv/anno espone al rischio di aumento delle probabilità di contrarre un tumore. Una dose di 2000 mSv (o di 2Sv), può invece già essere fatale.
fonte: www.focus.it
Rischio radiattivo e danno radiologico. Una guida per capire
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